Guardare negli occhi l’altro
L’attualità del pensiero di Don Milani.
Don Lorenzo Milani è una figura centrale nella storia pedagogica e sociale italiana. Il suo impegno a favore dei poveri realizzato nella scuola di Barbiana, creata per i ragazzi di montagna esclusi dal sistema scolastico pubblico, continua a costituire un insegnamento e ad essere fonte d’ispirazione pedagogica anche ai nostri giorni.
La sua è una pedagogia dell’emancipazione, che parla di persone in carne e ossa, che vivono una precisa condizione sociale di povertà materiale e culturale, ed è una pedagogia della parola e dell’esperienza. Il suo insegnamento procede dall’esperienza di vita dei ragazzi, muove dal loro sentire comune per portarli verso il sapere e la comprensione, restituendo loro la parola e realizzando il loro diritto di narrare sé stessi e il proprio mondo, anziché essere narrati da altri. La padronanza della parola diviene veicolo non solo della comprensione del proprio mondo, ma anche condizione del mutamento dei rapporti sociali e di riscatto dalla condizione di subalternità. È un’alfabetizzazione critica che vede l’imparare a leggere i testi e l’imparare a leggere il mondo come due processi strettamente intrecciati. E leggere il mondo non significa solo capirlo, ma vuol dire anche giudicarlo e impegnarsi per cambiarlo, per renderlo migliore.
La sua si rivela una pedagogia dell’intersoggettività, dove la consapevolezza non è un frutto individuale ma sociale ed è l’esito di una ricerca comune, del confronto con le cose e con gli altri, una pedagogia che mette al centro la persona e che vede il compito della scuola nella rimozione degli ostacoli culturali che limitano la libertà e l’eguaglianza, così da realizzare la sua piena dignità. Una pedagogia che trova ispirazione nella Costituzione non meno che nel Vangelo.
Don Milani, oggi come allora, chiede di rivedere i nostri paradigmi, di ragionare in modo solidale, politico, di pensare alla scuola come ad un elemento fondamentale della democrazia, perché, com’è scritto in Lettera a una professoressa: «Il problema degli altri è uguale al mio, sortirne da soli è l’avarizia sortirne insieme è la politica. Tutto qui».
A settant’anni di distanza dall’apertura della scuola di Barbiana, nell’epoca del neoliberismo trionfante, si continua l’opera di demolizione del pensiero di Don Milani, indicato come il responsabile della (presunta)decadenza dell’istruzione rispetto ai bei tempi che furono, come se una scuola aperta a tutti, così come vuole l’art. 34 della Costituzione, fosse stata la causa dell’ampliarsi di un certo analfabetismo e non il rimedio.
Ed è per difendere le parole dalla degradazione del linguaggio nella sfera pubblica, per averne cura ed avere caro chi le ha insegnate, che l’inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’IPU – Università Pontificia Salesiana sede Aggregata della Tuscia ha visto al centro la figura di Don Milani, maestro, scrittore, politico ed educatore, protagonista della lectio magistralis di Eraldo Affinati, autore del libro L’uomo del futuro, e delle testimonianze di Agostino Burberi e Claudia Vellani.