Referendum: cinque SI
Vivere da cittadini, lavorare con dignità. Questo l’appello lanciato da giuristi e intellettuali per sostenere i cinque referendum che si voteranno 8 9 giugno.
“Siamo un mondo segnato da instabilità e conflitti, siamo in un’Italia in declino, tra crisi economiche e fragilità sociali, scrivono gli esperti nel manifesto, l’incertezza sul futuro condiziona la nostra vita e colpisce in particolare le generazioni più giovani”. Vivere con dignità nella società e ancor di più rispetto dei diritti delle lavoratrici e lavoratori, con contratti a tempo indeterminato per dare certezza del futuro. L’appello dei giuristi è molto esplicito “Le regole che ci diamo, tuttavia, sono lo strumento che abbiamo per ridurre questa insicurezza. Negli ultimi anni le condizioni di incertezza e precarietà sono state aggravate anche da alcune politiche che regolano la nostra vita e il nostro lavoro”.
Cinque quesiti a cui vanno dati cinque si, per migliorare le condizioni di lavoro, ma anche per sentirci tutti figli della stessa madre, tutti figli della stessa terra, fratelli e sorelle di un grande universo. “Diventare cittadini italiani è diventato più difficile per chi è di origine straniera. Le tutele del lavoro sono state ridotte, con effetti negativi sulla qualità della occupazione, sui salari, sulle disparità tra uomini e donne, sulla sicurezza (ogni anno muoiono sul lavoro più di mille lavoratori). Politiche di questo tipo hanno alimentato la sfiducia, allontanato le persone dalla politica, aggravato la crisi della democrazia”. Abbiamo una grande sfida davanti a noi, e, dobbiamo vincerla per ricostruire un rapporto dignitoso e democratico sul lavoro. Cinque referendum per cinque si.
1 Vivere da cittadini. Riduciamo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri. Chi la ottiene potrà poi trasmetterla a figli e figlie minorenni. Circa due milioni e mezzo di persone potrebbero così vivere da cittadini. Abroghiamo la legge che nel 1992 ha raddoppiato il periodo di soggiorno richiesto.
2 Vite meno precarie. Riduciamo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato, limitandone l’utilizzo a esigenze specifiche. Due milioni e mezzo di persone, soprattutto giovani, lavorano oggi con contratti a termine e vivono una condizione di precarietà, insicurezza e bassi salari. Abroghiamo le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine.
3 Lavorare senza licenziamenti illegittimi. Riduciamo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa. Tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato sono stati assunti dopo il 2015 in imprese con oltre 15 dipendenti. Per loro le imprese possono effettuare licenziamenti senza giusta causa e non è possibile per loro ottenere dal giudice il reintegro nel posto di lavoro. Abroghiamo le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi.
4 Lavorare senza discriminazioni. Riduciamo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. Tre milioni e mezzo di persone lavorano in imprese con meno di 16 dipendenti. Per loro le imprese possono effettuare licenziamenti senza giusta causa e offrire un indennizzo limitato a sei mensilità.
5 Lavorare senza infortuni. Riduciamo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ogni anno ci sono in Italia 500 mila denunce di infortuni e quasi mille morti sul lavoro. Gran parte di questi avviene in imprese che operano in subappalto, spesso piccole aziende senza procedure di sicurezza adeguate. Abroghiamo le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
Sono quesiti importanti sui quali mobilitarci per indirizzare il nostro Paese verso una democrazia del lavoro che rispetti i diritti e tolga la precarietà, riconoscendo il diritto alla cittadinanza. Un cambiamento delle politiche liberiste attuali, può rovesciare le misure che hanno aggravato insicurezza e precarietà. I 5 referendum sono l’occasione per fare in modo che le politiche tornino a proteggere le persone, e che la politica sia fatta di partecipazione e democrazia. In un mondo segnato da derive autoritarie, lo strumento che abbiamo per fermarle è proprio la pratica della democrazia, a cominciare dalla partecipazione al voto per i referendum. Per queste ragioni 8 e 9 giugno è importante votare 5 si.
Claudio Caldarelli