Avvertimento al pm anticamorra Fabrizio Vanorio

Simone Cerulli
Simone Cerulli

Il pm anticamorra di Napoli, Fabrizio Vanorio, che indaga sulle diramazioni dei Casalesi a Napoli, è sotto osservazione da parte dei clan. Fabio Vastarella, nipote del boss dell’omonimo clan della Sanità, è stato fermato a Lagonegro, a bordo dell’auto rubata al magistrato.
I poliziotti della stradale, l’hanno vista in diretta dalle telecamere della sala di controllo della Napoli-Salerno, all’altezza di Sala Consilina. Sul monitor è comparsa la targa della Peugeot 205, immatricolata nel 2002, e rubata in via Salvator Rosa al pm Vanorio, che è senza scorta, pur essendo un bersaglio delle cosche.
Erano le 19.30 del 14 ottobre, meno di 24 ore dalla rapina, ed è subito partito l’inseguimento. In meno di due ore gli agenti della Mobile hanno catturato Fabio Vastarella, di 32 anni, era ancora a bordo dell’auto rubata al pm, dentro la quale aveva appoggiato e acceso una radio ricetrasmittente.
Il pm Fabrizio Vanorio, che aveva segnalato i rapinatori, di cui uno armato, come quattro ragazzi poco più che ventenni, non ha riconosciuto il Vastarella, che si presume sia il mandante. Una azione a scopo intimidatorio nei confronti del pm in prima linea sulle diramazioni napoletane del clan dei Casalesi. Come dire stai attento, sei senza scorta, possiamo colpire dove e quando vogliamo.
Poco credibile l’ipotesi che il Vastarella sia un ricettatore di auto rubate, anche se per ora l’unico reato contestato è la ricettazione. Si ipotizza anche che l’auto rubata serviva da staffetta per un carico di contrabbando, e che il magistrato si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Di fatto emerge la mancanza di protezione per magistrati che operano in condizioni difficile, in un territorio sotto il controllo camorristico e dove le guerre tra clan rivali uccidono quasi tutti i giorni. A settembre era stato ucciso il fratello del boss del clan di Vastarella.
I pm anticamorra sono senza scorta, usufruiscono solo di un “accompagnamento” durante gli spostamenti di lavoro e in orario diurno. Quindi possono essere facile bersaglio per azioni da parte dei clan camorristici. Il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli chiede che la protezione dei magistrati venga estesa per tutto il giorno perché i clan sanno chi indaga su di loro.

di Simone Cerulli

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