Inversione di tendenza, tra i nuovi poveri ci sono i giovani

L’italiano medio che nel corso di questo 2016 ormai agli sgoccioli si rivolge mediamente alla Caritas ha 44 anni, una buona istruzione e quasi sempre ha famiglia. Un identikit che qualche hanno fa avrebbe ritratto buona parte della popolazione più o meno benestante in Italia, e che oggi invece rappresenta la maggior parte delle persone che non riescono ad arrivare a fine mese.

Non più gli anziani: i pensionati hanno saputo sopravvivere alla crisi, complici soprattutto la pensione maturata nel tempo e, nella maggior parte dei casi, la sicurezza di una casa di proprietà. Giovani e giovanissimi (il rapporto della Caritas mette a fuoco proprio la fascia 18-34 anni) sono i veri nuovi poveri italiani. Conta ormai poco infatti il livello d’istruzione raggiunto: i giovani in cerca della prima occupazione sono coloro che riempiono quel 7,6% che rappresenta, ad oggi, la soglia degli indigenti in Italia. Seguono, in maniera del tutto inaspettata, i lavoratori e le famiglie poco numerose: una vera e propria inversione di tendenza.

E per la prima volta, così, nel Sud Italia si è visto aumentare il numero degli italiani rispetto a quello degli immigrati. I dati sono cambiati anche nel genere: se finora a rivolgersi alla Caritas erano soprattutto le donne, ora i dati mostrano una quasi totale parità fra i due sessi. Il dato preoccupante racconta una storia nella storia: oggi i nuovi poveri sono i padri separati, a cui è stata tolta la custodia dei figli e che per loro devono ancora mantenere le spese: secondo i dati dell’Eurispes, su 4 milioni di papà separati, quasi ottocento mila vivono sotto la soglia di povertà, e si tratta spesso di persone con un lavoro stabile e una casa di proprietà, lasciata però alle ex- mogli. In questi anni, oltre a centri d’ascolto vari, è nata, ad esempio, “casa Adamo” nella città di Matera, dove si calcola che circa tre padri separati vivano nella propria auto, senza riuscire a trovare il modo per ripartire.

Dalla povertà ad altre forme di disagio, anche fisico o mentale, il passo è breve. E non è con queste premesse che l’Italia, gli italiani, potranno ripartire nel 2017.

di Giusy Patera

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