Omicidio di Vasto

Sembra quasi una scena del film “Il giustiziere della notte” quella di Fabio di Lello che allo stremo di una lunga attesa di richiesta di giustizia per l’uomo che ha investito ed ucciso la sua compagna, si è fatto giustizia da solo.
La scorsa estate un ragazzo Italo D’Elisa appena ventenne non ha rispettato il semaforo rosso ed ha investito Roberta una sera di venerdi quando la donna si stava recando in visita dai suoi genitori lasciandola stesa sull’asfalto. “Mamma sto arrivando” le sue ultime parole poi la tragedia. Da quel giorno nella testa del compagno restano soltanto ricordi. Solo dei continui Flashback che lasciano scorrere un nastro con le stesse immagini, le scene del loro matrimonio, le loro mani strette tra le fedi, i loro sguardi, i loro sorrisi, la loro bella storia d’amore da incorniciare ai giorni d’oggi. Di Lello viveva per quella donna in dolce attesa, talmente tanto da recarsi anche nella notte al cimitero a trovarla. I genitori dell’uomo si preoccupano e da subito si rendono conto dello stato psicologico di loro figlio e cercano disperatamente di intervenire chiedendo aiuto a specialisti, ma per loro se non c’è il consenso da parte dell’uomo non si può intervenire.
Poi accade l’inverosimile, quei flashback lasciano posto a quel rancore che porta dentro va oltre le attese di un magistrato che segue l’inchiesta, che sta valutando e visionando il fascicolo. Di Lello non ha più pazienza il suo odio si interpone tra quelle spasimanti attese di valutazioni.
La vendetta…..
Dentro di lui esplode un corto circuito totale e la vendetta si materializza dietro lo slogan di un vero gladiatore: “Avrò la mia vendetta in questa vita o nell’altra”. Attende il giovane ventenne fuori dal locale “Drink Water” e una volta uscito di li poche parole e sguardi terrificanti, lo fredda con tre colpi di pistola, si reca nel cimitero dove è sepolta la sua compagna e sulla sua tomba depone l’arma del delitto. Un’azione premeditata, ma ancora una vittima resta stesa sull’asfalto. Comprendere questa rivendicazione non ha logica forse sarebbe più logico chiedersi se quel giovane si fosse potuto salvare se nell’attesa della decisione del magistrato gli fossero stati imputati come condanna alcuni mesi agli arresti domiciliari per compensare (se cosi si può dire) il dolore dei familiari di Roberta. Il contributo di buona parte dei cittadini del luogo divisi su quanto accaduto ha contribuito ad incentivare questo odio troppe domande, troppe chiacchiere, troppi pettegolezzi anche se nella testa di Di Lello era ben chiaro il progetto da portare a termine.
Italo D’Elisa ha pagato sulla propria pelle una rivendicazione assurda non era ne in stato di ebbrezza, ne tantomeno drogato quella sera, si era fermato ed aveva chiamato subito i soccorsi, ha pagato credo il fatto di essere giovane di mostrarsi agli occhi della gente spavaldo di girare libero per il paese, ma ricordiamoci che nessuno di noi può conoscere meglio di se stesso lo stato psicologico dopo una disgrazia del genere, e tanto meno i segni che si portano dentro. Ora quei segni indelebili dovranno portarli dentro e conviverci tutto il resto della vita tre famiglie distrutte dal dolore. Restano li in eterno.

di Roberto Colasuonno