La scrittura che salva
I viaggi l’avevano indotta a scrivere, e lo scrivere era ormai diventato parte di lei quasi come il mangiare e il dormire. Tutta la sua vita e la sua esperienza erano dentro se stessa, e ne dava testimonianza scrivendo di quando era una bambina, una scolaretta di una severa scuola privata, quando correva a piedi nudi sulla spiaggia del lago in estate, del suo primo viaggio in Egitto a soli sei anni, di quando frequentava l’università, andava a teatro e alle mostre. Più tardi faceva viaggi in Estremo Oriente e nel Mediterraneo con un intenso piacere. Marinella dava vita alle emozioni e all’esperienza di ciascun periodo. Scrivendo copriva la cicatrice di una ferita, che comunque era sempre lì, pur nascosta alla vista degli altri. La vita non si ferma mai. Ormai vecchia, era impegnata in una battaglia persa con il tempo, ma intanto poteva ancora godere la vita, perché anche nel breve periodo che le restava c’erano ancora tante persone e cose da conoscere e gustare. Tutte queste cose, e mille altre, erano dentro di lei: gli anni buoni e i cattivi. La “pienezza di vita” della vecchiaia nella testimonianza di una donna ottantenne. È naturale che pensasse alla morte, anche se non voleva morire e quando scriveva formulava per se stessa questa verità: “Non puoi vincere la morte, ma forse puoi vincerne la paura”. “L’importante è che a ciascuna età io sono me stessa”. Ora era quel che era. Una donna di tutte le età.
Elena era seduta alla sua scrivania avvolta in un silenzio totale. Nessuno faceva rumore. Nessuno la chiamava. Nessuno la interrompeva chiedendole preoccupato se non le sembrava di aver lavorato troppo. Questo silenzio cominciò dieci anni prima quando il marito era stato stroncato da un infarto. Da quel momento cominciò a vivere la vita monca di una vedova. Dopo essere rimasta sola per diverso tempo, si scoprì intenta in innumerevoli dialoghi interiori, fra quella parte di lei che voleva morire e l’altra parte di lei decisa a vivere; tra quella che credeva e l’altra che negava; tra quella che amava e l’altra che ripudiava l’amore perché troppo doloroso. Quante paure aveva quando la sua solitudine ebbe inizio. La paura di percorrere da sola grandi distanze; la paura della notte; la paura che non sarebbe mai più stata amata. Come tutte le esperienze fondamentali, la solitudine è piena di dolore. Ma se abbiamo sufficienti abilità e coraggio possiamo evitare che ciò accada. Elena capì che pur nella solitudine, doveva sforzarsi di amare la vita e il prossimo. Si dava da fare per scoprire le gioie della solitudine. Cominciò a tenere un diario. Ogni giorno elencava nel suo diario le sue gioie speciali: “Oggi un’amica mi ha telefonato. Ho fatto una lunga passeggiata e sono tornata a casa sentendomi ringiovanita”. “Rileggendo le pagine del diario, è come se mi vedessi crescere e scopro quanto la vita possa essere imprevedibile e meravigliosa. La cosa più importante che possiamo fare è imparare a vivere con noi stessi con coraggio, umiltà e bellezza”.
Qualcuno ha preso in mano la penna per elaborare un lutto, qualcun altro per esorcizzare depressioni. Perché mettere nero su bianco le proprie emozioni aiuta a crescere, trovarsi, guarire.
Aveva cominciato a scrivere per dare notizie di sua figlia, malata di leucemia. Pagine e pagine di dubbi, speranze, paure, risate, gioie condivise e il coraggio di una piccola bambina di soli sei anni. Quando lei l’ha lasciata ha scritto quello che aveva nel profondo del suo cuore. Le piaceva e non si era più fermata. Era diventato un bisogno quasi vitale. Se non scriveva è come se le mancasse l’aria. “La scrittura mi ha aiutato e mi aiuta ancora, sarei morta altrimenti”. Debora che ha perduto sua figlia, è convinta che scrivere possa salvarci la vita. Ma serve anche a riaffermare la propria identità. Facendolo, ha aiutato se stessa. Qualcuno magari leggendola ha trovato risposte, ha dato un senso alla propria esistenza, ha trovato un messaggio di speranza.
La scrittura che salva è anche nei diari delle donne maltrattate. Una donna vittima di violenza domestica, attraverso il suo diario, riesce a far condannare il compagno violento. “Caro diario, mio marito vuole uccidermi”. È la storia di Lucia che si è salvata scrivendo. Ha annotato le violenze quotidiane e lui in seguito è stato condannato. Lucia scriveva sul suo taccuino la sua storia, la storia del suo orrore quotidiano. È la storia di un diario che le salva la vita. Lucia scriveva, così come molte donne scrivono, perché la scrittura è anche conforto, grido, permette di fermare la memoria. Il suo diario, quattro anni di intime testimonianze, potrebbe servire alle altre, a quelle che hanno paura. Uno dei tanti diari che le donne vittime scrivono e conservano per paura di essere uccise, perché i figli sappiano, per avere una prova da portare in tribunale.
Luciano fin da bambino aveva sentito il desiderio di farlo. Scriveva perché voleva scrivere, perché desiderava farlo e a volte gli piaceva inventare storie e scriverle. Aveva abbastanza ingegno da costruire una storia dal nulla.“Per me c’è qualcosa di affascinante nel vedere una penna che scorre rapida su un foglio. Sono cresciuto innamorandomi dei taccuini, delle pagine da riempire. C’è sempre una storia da raccontare e ogni giorno è una buona giornata per andare a caccia di notizie. Sono diventato grande così, con le mie aspirazioni e con i miei sogni. Riga dopo riga, i mesi sono scivolati via così”. Chi tiene un diario, un taccuino o un blog annota i dettagli delle sue giornate. Nei suoi appunti non ci sono solo i ricordi, ma anche i dettagli, le sfumature. Chi ha tenuto un diario nel passato e non lo ha mai più aperto, nel rileggerlo scoprirà un mondo nuovo e si stupirà.
L’azione di scrivere esprimendo noi stessi, le nostre emozioni e i nostri pensieri, sia riguardo eventi positivi che negativi, non è una semplice azione scontata, priva di significato, ma importante e benefica che conferma l’effetto positivo dello scrivere. Scrivere fa bene, aiuta a ritrovare la serenità. Quando scriviamo dedichiamo del tempo a noi stessi, fissiamo i ricordi, e diamo un significato ai fatti della nostra vita, ecco perché scrivere ha tanti effetti positivi e ci fa stare meglio.
di Maria De Laurentiis