L’omicidio di una guardia giurata e poi una pizza

E che ti vuoi rieducare. I tre minorenni che il 3 marzo a Napoli hanno aggredito a colpi di bastone la guardia giurata Francesco Della Corte, subito ricoverato all’ospedale Cardarelli ma morto dopo quindici giorni di agonia per i traumi riportati, sono stati catturati e mandati in rieducazione all’Istituto di Nisida. Adesso, non per screditare il sistema penitenziario italiano, ma quali speranze di recupero possono essere riposte in mascalzoni che dopo il pestaggio se ne sono andati a mangiare una pizza e hanno postato le loro foto sui social. E che quando sono stati arrestati dalla polizia, l’unica loro preoccupazione era se in carcere ci fosse o meno la doccia. “Un agguato con modalità cattive e inesperte”, lo hanno definito gli inquirenti. Inesperte ma non per questo incapaci di uccidere. La notte del primo sabato di marzo, nei pressi della stazione della metropolitana di Piscinola, due 16enni e un 17enne – tutti incensurati – avevano picchiato a sangue con il piede di un tavolo e tentato di rapinare il cinquantunenne che lavorava per una società di vigilanza. Della Corte stava facendo il suo giro di perlustrazione e chiudendo il cancello della stazione quando – “come tre lupi sull’agnello”, hanno detto gli investigatori – i tre gli sono piombati alle spalle con tutta la loro furia insensata. “Volevamo rubargli la pistola per rivenderla”, hanno detto. Probabilmente la colpa non è solo loro ma anche di situazioni familiari disagiate. Questo però non li assolve da ciò che hanno fatto. E il senso d’impunità generale che da sempre esiste nel nostro paese aumenta le velleità anche di chi è abituato a considerare meno di zero il valore della vita altrui. Adesso verranno rieducati: se non facesse piangere ci sarebbe da ridere.

di Valerio Di Marco