PIZZA SICILIANA? NO, GRAZIE

Passeggiando per gli Champs Elysées parigini all’ora dei pasti, giunti ai piedi dell’Arco di Trionfo, da bravi italiani, potreste avvertire il desiderio di mangiare una pizza.

Dalla piazza circolare dell’Etoile in cui si erge il famoso Arco, si dipanano a raggiera bellissimi viali. Immettendovi in uno dei questi, potreste rimanere colpiti da un’insegna: “Pizzeria Corleone by Lucia Riina”.

Non siete di fronte all’ostentazione di cattivo gusto di un ristoratore che ha scelto un nome “mafia sounding” per il suo locale allo scopo di attirare turisti incuriositi.

È notizia di queste ultime settimane, infatti, che Lucia Riina in persona, figlia del defunto boss mafioso e capo di “Cosa Nostra”, Totò Riina, abbia individuato nella Villa lumière la sede prediletta della sua attività imprenditoriale.

Nell’Antico Testamento si legge: “Le colpe dei padri ricadono sui figli”.

Per il principio della nemesi storica, questo è quanto si apprende anche studiando la tragedia greca: le opere dei grandi tragediografi sono, infatti, costellate di eroi che scontano colpe senza appello in virtù della loro discendenza: Antigone, Andromeda, Edipo, Ifigenia, sono, ad esempio,  figure dai destini ineludibili.

In che misura, in una società post-moderna, la Signora Riina è passibile di reato per le colpe commesse dal padre?

È un interrogativo complesso, dato che Lucia è una libera cittadina, che ama dipingere (vende i suoi quadri on-line) e che ha “semplicemente” deciso di trasferirsi a Parigi insieme al marito per aprire un locale (non intestato a lei, ça va sans dire) e proporvi “un’autentica cucina siciliana-italiana da scoprire in un ambiente elegante e accogliente”.

Il commento del sindaco di Corleone alla notizia dell’apertura della pizzeria non ha tardato a manifestarsi: “È inaccettabile che chi ha massacrato Corleone, contribuendo a marchiarla in maniera infame, oggi possa usare il nome del paese per trarne vantaggio economico”.

La risonanza internazionale è stata tale, che l’ultimogenita di Totò Riina ha deciso che ritirerà  il suo nome dall’insegna.

Intervistata qualche tempo fa dal programma “le Iene”, la sorella di Lucia, Maria Concetta Riina, ha detto: “Per noi figli è stato un buon padre”.

Totò “la belva” è morto in carcere nel 2017, dove stava scontando 26 ergastoli in regime di 41 bis. È difficile immaginarlo nei ricordi della figlia “mentre preparava il minestrone e l’insalata”.

Quello che colpisce particolarmente è l’incapacità dei figli di prenderne le distanze, di volerne a tutti i costi onorarne la memoria.

Questa mancanza di distacco nonostante la consapevolezza delle atrocità inenarrabili di cui si è reso protagonista il padre,  fa sì che le colpe di quest’ultimo pesino sui figli.

Pizza siciliana da “Corleone”? No, grazie. Meglio optare per una brasserie parigina.

di Vittoria Failla

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