Eternamente TAV . Un nodo da sciogliere per il governo.
Tav sì, Tav no, Tav forse ma non ora. E’ paradossale come la costruzione di un’infrastruttura che, nelle intenzioni, dovrebbe unire l’Europa per il momento sembra riuscire solo spaccare l’Italia. O, meglio, il suo governo.
Certo è che per i cittadini, a causa dei toni esasperati e fideistici usati da politica e stampa, è difficile farsi un’idea chiara sulla questione.
Da una parte, i sostenitori dell’opera, affermano che la Tav è il tentativo di rendere l’uso del treno, molto più ecologico, preferibile a quello dell’aereo e della gomma. A questo fine, l’Unione Europea ha individuato dieci Corridoi: il numero 5, il Lisbona-Kiev, è quello che interessa la Tav.
I pro-Tav considerano questa infrastruttura utile alla circolazione di persone e merci perché la sua realizzazione elimina le strozzature, snellisce le operazioni transfrontaliere e accresce gli standard di qualità e sicurezza su un’asse che supporta ben il 34,4% dello scambio commerciale tra Italia e UE.
Grazie alla Tav, si sostiene, saranno dimezzati i tempi di percorrenza per i passeggeri e raddoppieranno le quantità di merce trasportate. Inoltre, togliendo dalla strada 600.000 camion ogni anno, si otterrà una riduzione di emissioni di gas serra pari a quelli di una città di 300.000 abitanti.
I si Tav rilevano pure come, a seguito dell’ascolto dei territori attraversati, il progetto iniziale è stato notevolmente modificato e sono state previste opere compensative a favore delle aree interessate. Essi escludono, inoltre, problemi di sostenibilità ambientale: degli 87 km del tratto italiano, infatti, ben 77 sono previsti in galleria. Per realizzare l’opera, quindi, il consumo di suolo sarà molto ridotto.
I favorevoli alla grande opera, affermano poi che studi autorevoli escludono problemi geologici e di radioattività mentre, per la sporadica presenza di amianto, il piano di lavoro prevede le stesse misure di sicurezza già adottate con successo nello scavo di trafori in Svizzera.
Non da ultimo, inoltre, la Tav, inoltre, avrebbe il merito di provocare una forte spinta occupazionale.
Al contrario, chi è contro la realizzazione dell’infrastruttura, sostiene che le previsioni di traffico non giustificano la sua costruzione, anche perché un segmento Italia- Francia (costituito dall’autostrada del Frejus e dalla ferrovia Torino-Modane) esiste già e non è neppure interamente sfruttato.
Addirittura, il traffico dei passeggeri è talmente basso che molti treni sono stati soppressi mentre la quantità di merci scambiate attraverso i valichi alpini è in costante calo.
Inoltre, affermano i no Tav, sostenere che i Tir si sposterebbero automaticamente su treno è una pia illusione: c’è riuscita la Svizzera, ma solo tassando pesantemente i camion in transito.
Come non bastasse, le spese di realizzazione sono esorbitanti e il rapporto costi/benefici risulterebbe in passivo: l’investimento sarebbe un vero affare solo per pochi grandi imprenditori, per le banche e, probabilmente, per le mafie.
Quanto all’impatto ambientale, poi, per la Val di Susa si prospetta un disastro: basti pensare all’inquinamento prodotto durante la fase costruttiva e all’impatto su una valle già attraversata da altre infrastrutture.
La costruzione della Tav porterebbe alla scomparsa delle aree pianeggianti mentre i tunnel e gli interramenti necessari alla sua realizzazione sconvolgerebbero l’equilibrio idrogeologico dell’area con gravi danni alle sorgenti e quindi alle colture e ai boschi.
Come non ricordare, poi, che riguardo al progetto di unire l’Europa, che il Portogallo si è già sfilato dall’opera come, al capo opposto, l’Ucraina?
Tirando le somme, sembrerebbe che la sostenibilità economica dell’opera non sia una cosa certa, anche se l’obiettivo di spostare il trasporto delle merci dalla gomma al treno è auspicabile. Sarebbe certamente positivo anche un incremento degli scambi con la Francia ma, se l’economia non gira, pure quest’obiettivo si rivela non realizzabile.
Certo, una discussione onesta – alla quale cittadini, attivisti, commentatori ed esperti hanno diritto – potrebbe ulteriormente incrementare i dossier a favore e quelli contrari. Solo che, dopo quasi trent’anni, siamo arrivati al momento delle scelte definitive. Il Governo ha gli strumenti per decidere e il dovere di imprimere una direzione. Abbandoni i mezzucci da azzeccagarbugli e da vecchissima politica e dichiari al Paese se il Tav si farà oppure no.
di Enrico Ceci