Flussi e sbarchi, la realtà dietro le cifre
A guardare i dati degli ultimi mesi sugli arrivi in Italia si rischia di commettere l’errore di ritenere che i flussi migratori dall’Africa verso l’Europa si stiano fermando. C’è chi afferma che le decisioni politiche del governo, fermando il traffico di esseri umani, siano riuscite a scoraggiare le partenze. Impugnando il drastico calo nei numeri, il governo si appropria in realtà di un merito (o una colpa) non suo, e sfrutta una dinamica che è iniziata già da qualche anno.
Si sa che gli italiani hanno la memoria corta. Molti hanno, infatti, già dimenticato che il 2 febbraio 2017 l’allora Presidente del Consiglio Gentiloni firmò, insieme al Governo di Riconciliazione Nazionali libico, un memorandum d’intesa in cui, di fatto, si chiudevano le porte a migliaia di africani. Una decisione strettamente politica e fortemente appoggiata dall’Unione Europea. Da quel momento i numeri hanno iniziato a scendere. Tra gennaio e dicembre 2018 in Italia sono stati registrati circa 23 mila arrivi, cioè cinque volte in meno rispetto al 2017 e ben sette volte meno che nel 2016. L’aspetto interessante è che nello scorso anno le nazionalità dichiarate più spesso al momento dell’arrivo sono state quella tunisina, eritrea, sudanese, irachena e pachistana. Nessuna di queste era tra le più diffuse nel 2017 quando la lista era composta da Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh e Mali. Questo mutamento è figlio proprio di quell’accordo e della conseguente riduzione delle partenze dalle coste libiche. Infatti, si è registrato un aumento delle partenze dalla Tunisia e dalla Turchia. Nel gennaio scorso più della metà dei migranti sono arrivati in Spagna, confermando che la rotta del Mediterraneo occidentale è diventata la prima rotta presa dai migranti.
Purtroppo lo slogan ‘aiutiamoli a casa loro’ è rimasto tale e le stesse ragioni che spingevano migliaia di persone a lasciare tutto e partire mettendo a repentaglio sé stessi, sussistono tutt’ora. Se si osservano i flussi interni al continente africano se ne può avere una conferma. L’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni ha registrato nel 2018 un numero molto elevato di movimenti di persone lungo il confine in Niger, paese nevralgico per le rotte verso l’Europa. Il numero delle persone che sono rientrate in Niger è aumentato, dato che rispecchia l’irrigidimento delle politiche di accoglienza algerine.
Anche a livello continentale, se negli ultimissimi anni si denota una lieve flessione delle migrazioni dall’Africa verso l’Europa e l’America, gli spostamenti interni o verso l’Asia continuano a crescere rapidamente. Il mondo ricco gira le spalle ai più poveri e i motivi sono tutti di convenienza politica. Alla violenza e alla miseria gli africani, come chiunque altro, preferiranno scegliere di seguire la speranza di un futuro migliore. Trovando alternative legali alle traversate in mare e con una politica vera di integrazione l’Europa si accorgerebbe che tutto questo può diventare una risorsa.
di Pierfrancesco Zinilli