L’inquietante arresto di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks
Giovedì scorso è stato arrestato Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, nell’ambasciata dell’Ecuador dove era rifugiato da sette anni. Un arresto inquietante, se sarà seguito dalla estradizione negli Stati Uniti. Un arresto eccellente, che mette in discussione il diritto dei giornalisti concernenti il rapporto con le loro fonti, in modo speciale con i “whistleblower” cioè gli informatori segreti. Grazie a WikiLeaks e a Julian Assange che l’opinione pubblica mondiale è venuta a conoscenza dei crimini di guerra compiuti dai soldati americani in Afghanistan e Iraq. Così come abbiamo conosciuto le torture dei Marines nei confronti dei prigionieri di guerra di Abu Ghraib e Guantanamo. Le rivelazioni, centinaia di migliaia di registrazioni pubblicate su WikiLeaks, ad Assange erano state fornite da Chelsea Manning, ex analista dell’esercito, divenuta “whistleblower”. Chelsea Manning fu arrestata nel 2010 e torturata, fu liberata nel 2017 perché Obama giudicó sproporzionata la condanna a 35 anni.
Nel marzo scorso di nuovo incarcerata perché si è rifiutata di testimoniare contro WikiLeaks. “Julian Assange non è un giornalista in senso classico, anche se ha scritto molto e fatto tv. È principalmente un attivista è un pirata informatico, che si dichiara anarchico, cyberpunk, cultore della trasparenza assoluta e a ogni costo, cofondatore nel 2007 del sito WikiLeaks, cioè del principale collettore mondiale di documenti, cablogrammi e corrispondenze “top secret” carpiti con ogni mezzo lecito e illecito dai database di governi, diplomazie, istituzioni pubbliche e private. Per questo è ricercato in mezzo mondo: per fargli pagare tutti i segreti che ha spifferato….in questi 12 anni WikiLeaks ha sputtanato decine di governi occidentali e non, con le parole e i documenti dei loro stessi membri. Ha smascherato le imposture, le menzogne e le ipocrisie di centinaia di potenti, mettendo in scena le oscenità che questi ipocriti bugiardi dicevano o facevano dietro le quinte”. Scrive Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano e prosegue “…ha fornito ai giornalisti i materiali da raccontare, analizzare e commentare: in questo senso, più che un giornalista, era una fonte, o un fornitore di fonti. Che nessuno poteva smentire, perché erano tutti documenti ufficiali e autentici…”.
Julian Assange doveva essere arrestato, questo volevano i governi del mondo, avevano paura che i loro segreti fossero divulgati, per questo hanno lavorato per arrivare a questo arresto. La paura che nascessero altri portali di divulgazione di documenti secretati, ha permesso un arresto con accuse che non stanno in piedi, ma Assange dovrà subire una punizione esemplare per intimorire eventuali emulatori. Ma a difesa di Assange si è schierato il più importante studio legale britannico di diritti umani, ma anche sul piano politico ci sono difensori di primo piano come Jeremy Corbin, il leader del Labour che dice “la Gran Bretagna non deve estradarlo negli USA”.
di Claudio Caldarelli