Samara challenge, un gioco diventato pericoloso

Una veste bianca, i capelli lunghi neri, spesso di una parrucca, che coprono il volto. E’ quanto basta per terrorizzare di notte interi quartieri nella nuova sfida social “Samara Challenge”, che spesso provoca reazioni violente da parte delle vittime prese di mira per lo scherzo. Un gioco goliardico quanto pericoloso, partito in alcune zone dell’hinterland napoletano, che sta diffondendosi rapidamente in diverse città del Sud, dalla Sicilia fino a Roma, con decine di segnalazioni ora anche nella Capitale.
Uno scherzo horror che sta innescando meccanismi di panico e reazioni violente.
La ragazzata estiva, messa in atto soprattutto tra gli adolescenti, consiste nel travestirsi dal personaggio della bambina fantasma protagonista del film horror The Ring (Samara Morgan) e spaventare le persone in strada, spesso anche con un coltello finto, prima di scappare. La scena viene documentata dalle riprese video girate dal cellulare di un complice, che vengono poi postate sui social, in particolare su Twitter. Si tratta di filmati che spesso vengono montati con tanto di sottofondo musicale macabro per creare qualche minuto di spettacolo.
Un gioco collettivo con il terrore, nel tentativo di esorcizzarlo, di trasformarlo in fiction. Una sfida con se stessi che ha ormai monopolizzato la massa.
D’altronde la minaccia costituita dallo sguardo di Samara, che nel film incenerisce tutti entro sette giorni, incarna la paura ancestrale di ciascuno.
Nato come “gioco” di una società “malata”, ecco che si moltiplicano gli avvistamenti in cui, in alcuni casi i passanti, terrorizzati, reagiscono inseguendo e cercando di colpire gli autori della bravata che, in più di un caso, hanno rischiato il linciaggio. L’assurdo è che la prova da superare, per chi mette in scena lo scherzo, sta proprio nel riuscire a creare il panico totale riuscendo poi a dileguarsi nel buio senza essere bloccati e magari ferocemente malmenati.
Una goliardata che si sta diffondendo in tutta Italia e che sta creando dei seri problemi soprattutto agli autori dello scherzo. Uno “scherzo” (interessante riflettere anche sulle parole utilizzate dai media per sminuire la gravità di questo fenomeno) che, attraverso i social, sta diventando sempre più virale raggiungendo un altro dei suoi scopi: trovare sempre più giovani pronti ad emulare il gioco attraverso la condivisione.
Ed è proprio sui social che aumentano gli appelli di genitori preoccupati perché il tutto sta assumendo ormai contorni allarmanti mentre orde di ragazzini si aggirano armati di spranghe di ferro con atteggiamenti pericolosi.

La vera apprensione ora è scongiurare che la bravata in maschera possa finire in tragedia perché, come già successo, specie nei quartieri malfamati teatro dello spettacolo, la reazione del branco fa più paura della stessa Samara.
Questi i fatti.
Sarebbe interessante però soffermarsi alle ragioni psicologiche che spingono i più giovani a certi atteggiamenti.
Indubbiamente la paura è una delle prime reazioni che abbiamo dalla nascita, è la parte più istintiva e primitiva dell’uomo e proprio perché nasce da queste reazioni primordiali, ha un impatto immediato su chi la subisce mentre al contempo dà una sensazione di momentaneo senso di potere all’artefice.
Per questo i più esposti sono gli adolescenti in quanto i ragazzi che fanno i conti con la realtà, godono all’idea di suscitare terrore non curandosi degli altri. In una società in cui nessuno ha rispetto per il prossimo.
In poche parole i ragazzi sono alla ricerca facile e istantanea di consenso, dell’approvazione da parte di gruppi di riferimento proprio perché sono nella fase critica della costruzione della propria immagine.
E sempre, un genitore, in queste situazioni come in altre in cui i figli manifestano un comportamento violento o sopra le righe, non deve limitarsi ad un rimprovero ma tentare di elaborare insieme l’ascolto, il dialogo per comprendere le motivazioni di certi gesti e guidarli ad identificare “il male dal bene”. Un lavoro che andrebbe fatto in tenera età, quando i bambini sono spugne che assorbono parole e gesti, quando sono in grado di percepire, sentire i valori che la famiglia trasmette. La distinzione tra il bene e il male dovrebbe essere una delle prime cose da assimilare per ritrovarsi poi da grandi a rispettare gli altri, il mondo e in primis se stessi.
Perché quando già dentro di noi coltiviamo i valori fondamentali a colmarci, mai avremmo necessità di una forma di compensazione del vuoto interiore.

di Stefania Lastoria