La nuova guerra dei poveri, via il contante
Come nella storiella del saggio che indica la luna allo stolto, i tanti stolti da tastiera si stanno scannando sui social, nelle fazioni pro e contro il nuovo regime sanzionatorio per chi non si attrezza di pos per i pagamenti in moneta elettronica. A dispetto di quel che urlavano i tanti del “se non mi fa usare il pos chiamo i Carabinieri!” infatti, finora nessuna sanzione era prevista per chi non si adeguasse a tale obbligo. Le cose all’italiana si fanno così, coi piedi. Sarebbe come dire ai miei figli “non giocate coi coltelli altrimenti non vi do nessuna punizione”, geniale.
Dopo un po’ di anni qualcuno di quelli furbi deve essersi accorto della cosa ed ecco che arrivare le agognate sanzioni per esercenti e professionisti. Per tornare alla storiella del saggio: mentre Di Maio indica il pos, il popolo italiano guarda gli evasori.
Il pos chi lo dà? La Banca. Chi lo paga? Gli esercenti. Ecco che quella che viene passata come una battaglia per la lotta all’evasione, di fatto è principalmente un regalo alle banche e, incidentalmente, anche un mezzo per combattere i piccoli evasori, innescando indirettamente una guerra tra poveri che è già cominciata.
Il pos a ogni esercente costa, in linea generale, dai 15 ai 50 euro di canone fisso, più l’eventuale costo di installazione a cui aggiungere, dulcis in fundo, i costi delle singole commissioni. Ovviamente il Governo ha previsto questi obblighi senza mettere in condizione chi deve ottemperare agli stessi di farlo senza danni. Nessun obbligo per le banche di agevolare le partite IVA, nessun rimborso sotto forma di sgravi fiscali, solo soldi da uscire.
I consumatori gongolano, è scritto in chiaro che questo obbligo riguarda solo gli esercenti e i professionisti ma non incide su di loro. Già, perché secondo loro il barista che dovrà far pagare un caffè con carta di credito, non caricherà quei costi sul caffè stesso. Se li piangerà lui.
Gli adeguamenti sono previsti dal 2021, dopo partiranno le sanzioni in automatico ma nel frattempo ci penseranno i cittadini a fare da sceriffi, intimando al parrucchiere o al meccanico di turno di “chiamare la Finanza”. Paroline magiche che tanti amano pronunciare a mo’ di minaccia e che rimbalzano sui social in bocca ad agguerritissimi consumatori che rivendicano il loro diritto di pagare con moneta elettronica.
Da tabaccaio, ci tenevo a scrivere due righe al riguardo per invitare a qualche piccola considerazione al margine.
Quando fate guerra a un commerciante per usare il pos, state facendo guerra a un padre di famiglia che non ha alcun interesse a non metterlo. Solo uno stupido può preferire le banconote cartacee – che lo rendono soggetto a rapine e furti con destrezza – potendo avere l’alternativa del bancomat, ma il bancomat comporta perdere utile: questo è il principale motivo per cui non lo tiene. Se volete combattere l’evasione, chiedete fattura e scontrino. Impuntarvi, come cittadini, sull’uso del pos, non vi rende paladini della giustizia.
Da tabaccaio, aggiungo pure che nessuna Giustizia che può reputarsi tale può sottoscrivere il diritto dello Stato a imporre di dare dei servizi in perdita. Chi ricarica una prepagata, paga un F24, fa una ricarica telefonica o compra una marca da bollo, accede a un servizio che, nel 99% dei casi, ha un aggio fisso a prescindere dal valore della transazione, ma quando striscia la carta questa ha dei costi che invece dipendono dall’importo: morale della favola, in certi casi si dovrebbe lavorare a guadagno nullo o addirittura in perdita.
Pensateci prima di strepitare che pretendete il pos. Non vi costa nulla chiedere prima se quel servizio si può pagare con moneta elettronica, né vi costa nulla prelevare dalla banca prima di entrare in un negozio. Dall’altra parte c’è un esercente che è un onesto contribuente e non un evasore, fino a prova contraria.
Al più, se proprio pensate che la vostra sia una lotta di legalità e non di principio, pagatele voi le commissioni o almeno provate a immaginare cosa succederebbe se l’onere fosse al contrario.
di Marco Camillieri