Qualcosa si muove, nella chiesa cristiana di Francesco
Ero molto incerto, debbo dirlo, se scrivere delle molte contraddizioni della politica nazionale o delle attenzioni che nella chiesa cattolica si stanno dedicando alla organizzazione e alla partecipazione di tutti all’azione missionaria che caratterizza il pontificato di Francesco.
Ed ho preferito la seconda opzione perché, anche da laico, trovo in quelle attenzioni elementi di speranza, di rinnovo, di cambiamento che mi paiono del tutto assenti nel dibattito politico italiano.
La prima considerazione che mi sembra importante riguarda lo stesso spirito che anima situazioni tanto diverse come il sinodo della chiesa tedesca e il sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, al quale hanno partecipato 184 padri sinodali, 17 rappresentanti di popoli indigeni, 35 donne.
Il sinodo tedesco è dedicato aquestioni quali la condivisione del potere nella Chiesa, la vita sacerdotale, l’accesso delle donne al ministero e agli incarichi di governo e la morale sessuale.
Esso sembra orientato verso un futuro più ecumenico, dato che in Germania la convivenza e la collaborazione tra cattolici e protestanti è una realtà di tutti i giorni (scambi di pulpito, studi biblici congiunti, scuole domenicali e gruppi di catechismo che lavorano insieme), anche se poi si riscontrano aspetti frustranti (non poter partecipare insieme all’eucarestia).
Il sinodo per l’Amazzonia ha invece un’ analisi più diretta, dedicata alla regione, ma con riflessi ecologici a valenza universale.
Il testo conclusivo (5 capitoli, 120 paragrafi singolarmente votati ed approvati), ha tematiche verso un nuovo Umanesimo: “abbiamo avuto la grazia di ascoltare le voci dei poveri e di riflettere sulla precarietà delle loro vite, minacciate da modelli di sviluppo predatori”.
C’è da dire che il testo della relazione conclusiva non è stato molto pubblicizzato sulla stampa, e che i commenti sono stati relativi soltanto sul capitolo 5, quello dedicato alle possibili novità nell’organizzazione dei servizi religiosi
Non si è notato, o non si è voluto notare, l’attenzione sul modello di società proposto, fondato sui diritti umani piuttosto che sul profitto
Qui di seguito penso possa essere utile riportare qualche cenno sul contenuto dei diversi capitoli, solo come impressioni che un laico riceve nello scorrere un documento ecclesiale (di proposta, non di decisioni
_Nel primo capitolo c’è un esempio di come riflessioni specifiche: “nella regione amazzonica esiste una realtà multietnica e multiculturale” hanno in realtà valenza universale … Quante volte, in tema di migrazioni, sentiamo parlare solo di integrazione, anziché di sintesi multiculturale!
_Nel secondo capitolo si sottolinea la necessità di sviluppare una inculturazione pastorale, cioè della incarnazione del Vangelo nelle realtà indigene, cioè di una chiesa samaritana, misericordiosa, solidale, per la quale, a differenza della situazione tedesca, le relazioni tra cattolici e pentecostali, carismatici ed evangelici sono non ecumeniche, anzi, talvolta antagoniste.
_Nel terzo capitolo la chiesa promette il suo intervento: “la chiesa si impegna ad essere alleata dei popoli amazzonici per denunciare gli attacchi alla vita delle comunità indigene, ai progetti che aggrediscono l’ambiente, alla mancanza di delimitazione dei loro territori, nonché all’imposizione di un modello di sviluppo predatorio ed ecocida.
_Nel quarto capitolo c’è la sfida per nuove organizzazioni sociali, fondate su principi di equità, di solidarietà, di sostenibilità: “Insieme ai popoli amazzonici e al loro orizzonte di buona vitasiamo chiamati ad una conversione ecologica individuale e comunitaria che salvaguardi un’ecologia integrale ed un modello di sviluppo in cui i criteri commerciali non siano al di sopra dei diritti umani ed ambientali” …
_Il quinto capitolo è quello che più ha interessato i media, quello di possibili novità nell’inserimento di persone nel servizio religioso e in particolare:
- L’urgenza della promozione, della formazione e del sostegno del diaconato permanente per il servizio ecclesiale richiesto da molte comunità;
- L’affidamento, in assenza di sacerdoti, dell’esercizio della pastorale a una persona, membro della comunità, non investita del carattere sacerdotale;
- La consacrazione a sacerdoti, come era nella chiesa delle origini, di uomini, diaconi permanenti, sposati con famiglia stabile e legittimamente costituita. Qualcuno ha anche proposto un approccio universale (e non solo per le aree più remote dell’Amazzonia) alla questione, perché è riconosciuto che il celibato non è disciplina richiesta dalla natura stessa del sacerdozio;
- È giunto il momento che la vocazione della donna si adempia pienamente … è necessario che a lei sia riconosciuta la sua leadership all’interno e all’esterno dell’ambiente ecclesiale. Nel sinodo è stata molto richiesto il diaconato permanente per le donne, con sollecitazione verso la commissione istituita nel 2016 da papa Francesco. In essa si è raggiunto un parziale risultato, sulla realtà del diaconato femminile nei primi secoli della chiesa;
- È stata richiesta la revisione del “Motu proprio” di Paolo VI : “Ministeria Quaedam” (dove compariva che: “La istituzione del Lettore e dell’Accolito, secondo la veneranda tradizione della Chiesa, è riservata agli uomini”).
Qualcosa si muove, finalmente, nella chiesa cristiana di Francesco.
Si comincia ad avere il coraggio di risalire alle origini, ad attuare le scelte del Concilio Vaticano II° di parlare ai credenti e ai non credenti, riconosce il laico.
Forse si avrà il coraggio di capire che un modello cristiano di società non può fondarsi sul profitto, ma sulla pari dignità, sui pari diritti per tutte le donne e gli uomini della terra, sull’equità, sulla solidarietà.
Forse si potrà arrivare a rendersi conto che la donna non è “roba d’altri”.
di Carlo Faloci