Tutti uguali agli occhi di Dio ma alle diacone meno soldi

Nella patria della parità di genere, non è tutto oro quello che luccica, almeno non lo è nella Chiesa di Svezia dove, le diacone rispetto ai colleghi maschi guadagnano circa 2.200 corone in meno, circa l’equivalente di 200 euro.

In una nazione all’avanguardia per tutto, questo divario, reso noto dal quotidiano della chiesa Kyrkans Tidning, appare ancora più stridente.

Cristina Grenholm, segretaria della Chiesa di Svezia, ritiene che il motivo di questa disparità di trattamento economico sia dovuto al fatto che ad occupare le posizioni apicali del clero siano ancora quasi esclusivamente religiosi.

Ricordiamo però che la Chiesa di Svezia ha permesso alle donne di essere ordinate diacone a partire dal 1958, ma le resistenze dell’establishment e del clero in generale hanno ostacolato per decenni questa apertura storica. Solo nel 1982 è stato necessario l’intervento dei legislatori svedesi per tentare di demolire il muro della “clausola di coscienza” ed esortare i membri maschi del clero a collaborare con le colleghe.

Il paradosso è che molte parrocchie hanno sia un uomo che una donna a presiedere alle funzioni domenicali. E dal punto di vista storico tale parità è avvenuta molto più rapidamente di quanto si potesse immaginare tanto che già ad oggi il 50,1% dei sacerdoti in Svezia sono donne.

C’è dunque da sperare che il Primate, l’Arcivescovo di Uppsala Antje Jackelén, si renda conto della doppia ingiustizia considerato che le pastore hanno generalmente l’incombenza di occuparsi anche dei propri figli.

Ricordiamo anche che la Chiesa evangelica di Svezia, con 6 milioni di fedeli su 10 milioni di svedesi, rappresenta la Chiesa luterana più numerosa al mondo. Per tornare al Primate, va ricordata un’altra sua affermazione a cui solo Papa Giovanni XXIII nella storia della Chiesa Cattolica si avvicinò. “Poiché crediamo che Dio abbia creato gli esseri umani, sia uomini che donne, a propria immagine, è essenziale che non ne parliamo solo, ma che sia anche mostrato con i fatti”, ha ribadito più volte Jackelén.

E in questo caso sembrerebbe proprio che i fatti non abbiano seguito le parole e le intenzioni, perché se è vero come ribadito dall’Arcivescovo di Uppsala Antje Jackelén che agli occhi di Dio siamo tutti uguali senza distinzione tra uomini e donne, è pur vero che tale uguaglianza andrebbe ricordata anche in occasione delle buste paga.

E la Svezia dovrebbe essere un esempio da seguire per tutti i paesi e per tutte le posizioni lavorative che mai dovrebbero subire una diversità di trattamento proprio in virtù di quella parità di genere di cui tanto si parla e per cui tanto si lotta.

di Tamara De Lempicka