“Fermiamo questo naufragio di civiltà”

“Fermiamo naufragio di civiltà” è il grido che lancia Papa Francesco dalla piccola isola di Lesbo in Grecia nel campo profughi a raccogliere le storie e le preghiere di quella gente che vive nella miseria più completa, etichettati come rifugiati e provenienti dagli angoli più poveri del mondo attendono il loro destino nel buco di un’isola greca.

“Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa” sono le parole di Papa Francesco rivolte a loro. Già, gli occhi dicono più di mille parole, e il Papa mentre passa cerca gli occhi di ciascuno. Parlare guardando gli occhi ha un effetto coinvolgente e il Papa lo sa e dice, “Sono nuovamente qui per incontrarvi. Sono qui per dirvi che vi sono vicino, ma dirlo col cuore. Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime“.

“I vostri volti, i vostri occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le vostre storie e di non dimenticare i vostri drammi, soprattutto, se vogliamo ripartire, guardiamo i volti dei bambini e troviamo il coraggio di vergognarci davanti a loro, che sono innocenti e sono il futuro,  interpellano le nostre coscienze e ci chiedono: ‘Quale mondo volete darci?’ ”

Papa Francesco continua “Disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani, si offende Dio” e guardando negli occhi le donne, i bambini, i vecchi, i disabili e gli uomini del campo dice, “La fede ci chiede invece compassione e misericordia. E sorta all’ospitalità, a quella ‘filoxenia’ che ha permeato la cultura classica, non è ideologia religiosa, son ‘radici cristiane concrete’. Gesù afferma solennemente di essere lì, nel forestiero, nel rifugiato, in chi è nudo e affamato. E il programma cristiano è trovarsi dove sta Gesù”.

“Fermiamo questo naufragio di civiltà” grida il Papa e continua, “Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà”

Papa Francesco nel 2016 con il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e il Primate ortodosso greco Ieronymos visitò il campo profughi di Moria, firmando una Dichiarazione congiunta con un accorato appello per i rifugiati, i migranti e i richiedenti asilo, impegnandosi anche a “promuovere la piena unità di tutti i cristiani”.

Quasi sei anni dopo è cambiato poco o niente “Le persone sono esposte a venti gelidi e a ogni tipo di condizione atmosferica perché il campo sorge a ridosso del mare. I bagni chimici sono in cattive condizioni, mentre le poche docce disponibili non hanno l’acqua calda”, ha denunciato Medici senza frontiere, proprio in vista della visita di papa Francesco.

Il campo è di fatto una prigione, sorvegliato da poliziotti armati che negano l’accesso ai giornalisti. Si entra e si esce dal campo solo per comprovate esigenze mediche e non si tiene in considerazione lo stato psicologico di questo poveri cristi che hanno subito maltrattamenti, violenze, abusi sessuali durante il loro viaggio per raggiungere l’Europa e che sono continuati pure nel campo di Lesbo.

L’assistenza è lasciata alle sole organizzazioni umanitarie, le conseguenze dal punto di vista psicologico sono pesantissime, 70 bambini, più della metà dei quali presentava disturbi post traumatici da stress, tra cui ansia e depressione. Quasi la metà di loro, inoltre, ha assistito a episodi di violenza e omicidi (40%) , mentre il 44% ha vissuto almeno un episodio che ha messo a rischio la loro vita. Circa il 20% dei pazienti ha invece subito abusi o violenze. Vittime anche di torture che, denuncia Msf, non hanno ricevuto alcun aiuto da parte delle autorità.

“Fermiamo questo naufragio di civiltà”.

di Tommasina Guadagnuolo

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