L’Italia (ancora) terra dei cachi?

Napoli, ospedale del Mare: revocato l’incarico a Francesco Pignatelli, neo primario del reparto di chirurgia vascolare e stimato professionista, noto nell’ambiente medico per aver preso parte a importanti interventi chirurgici e ricoperto incarichi di responsabilità in altri ospedali.

L’accusa, ai limiti dell’assurdo, è quella di aver disposto la chiusura dell’intero reparto nella notte tra venerdì 6 e sabato 7 per consentire all’intero staff di prendere parte all’esclusiva festa organizzata in suo onore presso un locale di Pozzuoli per festeggiare la nomina a primario. A denunciare la vicenda Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, il quale, prima di divulgare la notizia, ha voluto confrontarsi con il direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, e il direttore sanitario dello stesso ospedale, Giuseppe Russo, scoprendo così che gli stessi, già a conoscenza della vicenda, si erano attivati con la sospensione del primario e l’avvio di un’inchiesta interna formalmente iniziata domenica 8 luglio con un’ispezione del reparto.

Secondo le ricostruzioni e le testimonianze dei pazienti ricoverati, tutto il personale si sarebbe attivato per far si che nella notte tra venerdì 6 e sabato 7 luglio il reparto rimanesse completamente deserto. Nella giornata di venerdì 6, a quanto sembra, gran parte dei pazienti sarebbero stati dimessi, e quelli che invece necessitavano ancora di ricovero trasferiti in altri reparti (per poi essere nuovamente spostati nel reparto di appartenenza la mattina seguente) “affinché fosse garantita la continuità assistenziale a rischio per la notevole criticità per la copertura dei turni” avrebbe dichiarato il medico, che si attribuisce l’unica responsabilità di non aver informato di questo i propri superiori.

Anche il personale, con una sapiente organizzazione di ferie, permessi e malattie strategiche, sarebbe stato completamente assente, nonostante sarebbe prevista la reperibilità di due medici. Sembrerebbe addirittura che un paziente di 70 anni, sottopostosi quel giorno a una visita ambulatoriale dalla quale sarebbe emersa la presenza di un aneurisma addominale, sia stato dirottato verso un’altra struttura (con tanto di telefonata per annunciarne l’arrivo), dove sarebbe stato ricoverato e operato di urgenza.  Una prassi, anche questa, che non trova alcun riscontro tra le procedure previste (poiché il paziente, con regolare prenotazione e vista la gravità della situazione, avrebbe dovuto essere ricoverato immediatamente), e che ha messo a repentaglio la vita dello stesso, che si sarebbe mosso con mezzo proprio e non trasportato da un’ambulanza, come invece sarebbe previsto.

Una vicenda assurda e inaccettabile che macchia ulteriormente la già compromessa situazione sanitaria campana, al punto che lo stesso Ministro della Salute, Giulia Grillo, ha voluto occuparsi personalmente di chiarire quanto realmente accaduto, inviando dapprima i Nas e recandosi poi presso l’ospedale napoletano. Il Ministro ha assicurato che si indagherà a fondo per accertare ogni eventuale responsabilità, diretta e indiretta (c’è da chiedersi, infatti, come sia possibile che un intero reparto di un ospedale pubblico sia stato chiuso senza che nessuno se ne sia accorto), mentre potrebbe configurarsi per l’ormai ex primario il reato di interruzione di pubblico servizio. Difficile credere che tutto sia avvenuto per puro caso, per una serie di coincidenze; saranno le indagini a stabilire la verità, ma la vicenda rappresenta un altro duro colpo all’immagine della sanità pubblica, in particolare quella campana, troppo spesso alla ribalta per episodi gravi e tutt’altro che edificanti.

Era il lontano 1996 quando a Sanremo spopolava “La Terra dei Cachi”, brano che ironicamente raccontava l’Italia dei primari fantasma e della malasanità; oggi, dopo più di vent’anni, non sembra che di strada se ne sia fatta poi molta.

di Leandra Gallinella

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