L’Italia dei furbetti alla ricerca del posto fisso

La disoccupazione, soprattutto quella giovanile, continua a essere un dramma per migliaia di persone. Nonostante i dati Istat indichino un lento ma graduale miglioramento (il tasso di disoccupazione, fermo al 10,7%, è il più basso degli ultimi sei anni, con 144.000 occupati in più a Maggio e un aumento graduale dei contratti a tempo indeterminato), sono oltre tre milioni i lavoratori a termine. Se, da un lato, aumentano i posti di lavoro e diminuisce il numero dei disoccupati, dall’altro aumenta il precariato, che ha toccato in questa prima metà dell’anno numeri da record.

Un contratto di lavoro stabile e duraturo continua a essere, quindi, una chimera per migliaia di giovani, che si trovano a dover fare in conti con tempi determinati e rinnovi all’infinito, fino a che la legge lo consente, per poi essere lasciati a casa in attesa di iniziare lo stesso iter per qualche altra azienda. Impossibile, in una situazione di tale incertezza, pianificare un futuro o gettare le basi per costruire una famiglia. Ancora peggiore è la situazione al sud Italia, dove le opportunità lavorative sono ancora meno, e l’unica soluzione troppo spesso è emigrare al centro nord.

Quale migliore occasione per trovare finalmente una stabilità economica (ed emotiva) se non quella di un concorso pubblico? Ma cosa si è disposti a fare pur di garantirsi un futuro? Fino a che punto si è disposti a spingersi pur di accaparrarsi un “posto fisso”? Perché vincere un concorso, si sa, non è facile. Ci vogliono impegno, studio, dedizione. Ci vogliono competenze, ci vogliono capacità. Perché, allora, non tentare il tutto per tutto, facendo partecipare qualcun altro al proprio posto?  Questo è quanto accaduto nei giorni scorsi a Roma, dove si è svolto presso la caserma “Salvo d’Acquisto” il concorso per il reclutamento di allievi carabinieri, e dove una giovane donna, originaria della provincia di Messina e avvocato di professione, travestendosi da uomo ha tentato di sostituirsi al fratello (più piccolo di sei anni e regolarmente iscritto al concorso) per sostenere al suo posto le prove scritte. Qualcosa però è andato storto, e lo scambio d’identità non è passato inosservato agli addetti al centro nazionale di selezione e reclutamento, che hanno immediatamente allertato gli organismi competenti per i dovuti accertamenti. La donna è stata denunciata alle autorità competenti, che dovranno accertare gli eventuali reati commessi. Furbizia, ricerca di una scorciatoia o disperazione?… la giustizia farà il suo corso, ma amara è la riflessione su questa vicenda, che ancora una volta riporta in luce il problema della mancanza di lavoro.

C’è da chiedersi cosa può spingere una giovane donna a rischiare di compromettere il proprio futuro professionale pur di aiutare il fratello a “sistemarsi”; incoscienza, forse, ricerca della strada più facile, della strada più breve. Ma anche, forse, l’urgenza di individuarla, una strada, laddove di strade da percorrere ce ne sono ben poche.

di Leandra Gallinella