Dopo Khelif, anche la pugilessa iperandrogina Lin Yu Ting va a medaglia. Ed è polemica

Lin Yu Ting come Imane Khelif e per molti una parola prima sconosciuta ai più. Iperandrogenismo che in una donna indica una eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone, da parte delle ghiandole endocrine, surreni e ovaie. I disturbi più frequenti sono in genere a carico della pelle, irsutismo, acne, seborrea, alopecia androgenetica, alterazioni del ciclo, oligomenorrea (cicli allungati), amenorrea (assenza di mestruazioni), riduzione della fertilità.

Eppure queste due donne sono state definite uomini, trans, hanno subito insulti, violenze verbali, discriminazioni e omofobia.

Ripeto queste due DONNE.

Lin Yu Ting, la pugilessa di Taiwan insieme all’algerina fu squalificata un anno fa dal campionato mondiale organizzato dell’IBA per aver fallito i cosiddetti test di genere.

Lo scorso anno il Cio ha privato all’Iba il riconoscimento di federazione competente per la boxe a seguito di problemi di governance, trasparenza e questioni finanziarie, facendosi a quel punto carico delle qualificazioni olimpiche e del successivo torneo a cinque cerchi.

Le due atlete sono state ammesse alle Olimpiadi di Parigi 2024 dal CIO, perché rispettano i parametri stabiliti dal Comitato Olimpico Internazionale e in vigore già da diverse edizioni dei giochi.

Dopo Khelif ora anche Lin Yu Ting ha vinto il suo incontro dei quarti ed ha raggiunto le semifinali della categoria 57Kg. E’ sicura di andare a medaglia, proprio come l’algerina.

E ancora le polemiche non mancano. La sua avversaria, la bulgara Svetlana Kamenova Staneva, si è infatti rifiutata di congratularsi e ha salutato il pubblico facendo due volte il gesto della X, per indicare i cromosomi femminili.

Come a dire, “io sono una donna“.

Eppure non c’è nessuna prova che le due pugilesse abbiano cromosomi XY propri degli uomini, sono semplicemente e come molte donne, iperandrogine come abbiamo spiegato sopra.

Il presidente del Cio Thomas Bach ha affermato che “non c’è mai stato alcun dubbio” che le due atlete siano donne, dato che sono state cresciute come donne, sono donne nei loro passaporti e hanno gareggiato a lungo come donne.

“Voglio solo ringraziare la mia squadra e il mio allenatore, per tutto quello che hanno fatto. Hanno percorso questo viaggio con me, l’allenamento degli ultimi due mesi mi ha aiutato ad arrivare fin qui. Non importa chi sto affrontando, voglio solo accettare la sfida senza paura e arrivare alla fine. Non ho ancora raggiunto il mio obiettivo. Non possiamo rinunciare a nessuna opportunità“, ha dichiarato la pugilessa taiwanese dopo aver vinto il suo incontro alla North Paris Arena, assicurandosi almeno un bronzo alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ma Lin Yu Ting punta chiaramente all’oro.

Da parte del CIO, intanto, un’altra netta presa di posizione attraverso il portavoce Mark Adams: “Non riconosciamo i test Iba sul genere perché il loro procedimento non è lecito. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test sui genitali. È una questione di diritti umani. Sono test non leciti, condotti in modo arbitrario. Una cosa è il dibattito sui social, un’altra la privacy e i diritti umani: quelli non si condensano in 140 caratteri”.

Stefania Lastoria

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