L’Anti-Rivoluzione francese nel baratro d’Europa e Occidente

Saranno sufficienti a fermare Macron le grandi manifestazioni di piazza che si stanno svolgendo nelle principali città francesi? La domanda è lecita perché il presidente non ha tenuto nel minimo conto soprattutto ciò che fin qui veniva proclamato come l’atto più sacrale di una democrazia: il voto popolare. Milioni di persone hanno votato – principalmente a sinistra – per salvare la Francia dalla politica prima antisociale, poi avventurista di Macron che stava consegnando il paese alla destra sovranista e razzista di Marine Le Pen. Dopo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, a seguito del suo catastrofico esito elettorale, Macron ha indetto nuove elezioni, che tutti i sondaggi più analitici, collegio per collegio, accreditavano a favore del Front National lepenista. Solo la strategia delle desistenze, ideata e realizzata da Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, Francia Indomita, rovescia un esito già dato per scontato. Il Nuovo Fronte Popolare che schiera questa formazione insieme a socialisti e comuniste, conquista più seggi di tutti, ossia 182. Non costituiscono la maggioranza parlamentare assoluta, ma gli danno il diritto di indicare un Primo Ministro che possa tentare di ottenere la fiducia su ogni singolo provvedimento, come la legge francese prevede.

Macron, invece, affida l’incaricano a Michel Barnier, rappresentante dei Repubblicani, gruppo di destra tradizionale con appena 46 seggi parlamentari. Il nome è stato approvato dalla stessa Marine Le Pen in un colloquio di consultazione con Macron. Non solo il nome, però, è stato accettato, ma anche alcuni cruciali punti politici che lei ha preteso e il presidente ha garantito. Per questo ha definito Barnier un presidente sotto stretta sorveglianza, ossia in ostaggio proprio dei 143 seggi parlamentari del suo Front National. Quello cui stiamo assistendo non è solo un completo rovesciamento del voto popolare, ma un’autentica anti Rivoluzione Francese, un ribaltamento completo dei valori alla base della concezione della vita civile comune scaturiti dalla Rivoluzione iniziata a Parigi il 14 luglio 1789 con l’assalto popolare alla prigione-fortezza militare della Bastiglia e la sua presa. Appena un mese dopo, il 26 agosto 1789, furono approvati i 17 articoli che costituivano la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Atto mai revocato nella sua formalità giuridica, neanche durante gli anni della Restaurazione. Da esso scaturiscono tutte le costituzioni democratiche d’Europa e d’Occidente.

Oggi Macron imprime una marcia indietro alla Francia, fino agli anni dell’Ancien Règime, auto attribuendosi un ruolo di presidente monarca che si sceglie i suoi ministri, la sua corte, dettando la politica interna ed esterna da seguire. Politica, però, che in realtà gli è dettata dalla Confindustria francese, la quale ha subito approvato e sostenuto il presidente nello scaraventare brutalmente fuori la sinistra del Fronte Popolare, dopo aver vanamente tentato di dividerla. Una linea politica, ricordiamo, che ha portato Macron a essere detestato dalla maggioranza dei francesi, che pur di liberarsene hanno pensato di votare in gran parte anche la destra lepeniana. 

E sono, d’altronde, proprio Francia e Germania, ossia lo storico baricentro economico-politico su cui si regge l’Europa, a essere assaltate e fatte vistosamente traballare dalla destra razzista e sovranista, proprio in ragione del forte malcontento che suscitano i loro provvedimenti governativi, scoprendo il fianco al populismo revanscista filo-nazifascista, come in Germania. Ma c’è qualcosa di più profondamente epocale nell’attuale crisi della democrazia e della politica su scala mondiale. Gli stessi meccanismi dell’economia, infatti, sfuggono ormai sempre più a qualsiasi possibilità di controllo politico e sono imposti da livelli tecno-scientifici in continua, vertiginosa evoluzione. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale essi minacciano persino di uscire fuori da ogni controllo umano.

L’era della Tecnica, inesorabilmente, scandisce il tramonto di quella della Politica. I governi, gli Stati, essendo essi stessi scavalcati, svuotati, non possono che scaricare questo vuoto sui governati, gli amministrati, ricorrendo scopertamente, senza più infingimenti a misure forti, di negazione repressiva di redditi e diritti. Ricordiamo che la democrazia è la cifra caratteristica dell’Occidente, proprio in quanto uscita dalla condizione di fame e sudditanza cui erano storicamente condannate le plebi. Ossia, in quanto conquista di civiltà, dignità nella sfera tanto valoriale, quanto materiale. Senza questa imprescindibile cifra denotativa, sono l’Europa e l’Occidente a mostrarsi nel loro originario destino di tramonto.

Tornando alla Francia, è anche chiaro che ormai tutte le forze in gioco, più che al Governo puntano direttamente allo Stato, ossia alle elezioni presidenziali del 2027. Negata ormai platealmente, da parte di Macron, la non sfiducia preventiva a un governo di sinistra, anche il Fronte Popolare non può che rivolgere lo sguardo a quella scadenza. Proprio per questo, però, dovrebbero tenere conto che è dal sottosuolo e non dalla superfice che proviene la scelta neo-monarchica, antidemocratica di Macron. Ed è in quel sottosuolo che bisogna scendere per rimbastire un più adeguato tessuto di valori esistenziali, per risalire il baratro in cui la civiltà sta scivolando.

Riccardo Tavani