Vietato cantare, recitare, leggere in pubblico. Una nuova legge spegne la voce delle donne afghane
Dopo l’introduzione di alcune leggi da parte del regime dei talebani in Afghanistan, che proibiscono alle donne di cantare o leggere in pubblico, le afghane sono state ridotte al silenzio e per legge. Emanata dai talebani, e ufficialmente intitolata “sul vizio e sulle virtù”, la nuova normativa vieta loro di cantare, recitare o persino leggere ad alta voce in pubblico. Una misura che segna un ulteriore passo verso la repressione totale dei diritti e delle libertà femminili. A introdurre la legge, il Ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù, creato nel 2021 in Afghanistan. Sono ben 35 articoli che comprimono ulteriormente e drasticamente le possibilità di muoversi ed esprimersi delle donne, imponendo loro di coprire il corpo e il viso e ora vietando anche il canto in coro e non solo.
Secondo i talebani il canto di una donna è considerato un aspetto intimo, dunque una “tentazione” per gli uomini. Infatti la loro voce viene considerata “intima e melliflua”, pertanto le “immorali” che trasgrediscono possono essere punite tanto con multe quanto con arresti, fino ad arrivare in tribunale.
Negli ultimi giorni però ragazze e donne molto coraggiose, hanno cominciato a pubblicare sui social video di loro che cantano liberamente, al fine di sfidare un regime che le vorrebbe totalmente oppresse. In un post una donna scrive: “Dici che la mia voce è nuda ma io canterò l’inno alla libertà”.
Le Nazioni Unite, Bruxelles, governi e organizzazioni internazionali hanno già denunciato le nuove leggi in quanto violano i più basilari diritti delle persone.
Denunce che avvengono da quanto i talebani sono saliti al potere e hanno portato concretamente a molto poco se non nulla all’interno del paese dove ogni giorno le donne ma in generale tutta la popolazione, stanno vivendo il loro peggiore incubo.
Dunque il governo de facto dell’Afghanistan ha tramutato in legge molte delle restrizioni che già applicava da tre anni affrontando questioni come il velo integrale o hijab per le donne e l’abbigliamento degli uomini, ai quali è richiesto di farsi crescere la barba. Chiamata “Legge per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio”, la normativa proibisce anche agli autisti di trasportare donne adulte senza un tutore maschio legale.
Il provvedimento impone alle donne di coprirsi il volto e il corpo per evitare di “indurre in tentazione”. Impone di evitare di far sentire in pubblico voci di donne, compresi canti, recite o discorsi ai microfoni. Vietata inoltre, la pubblicazione sui media di fotografie.
Fin qui la “legge” rigida e con sanzioni fisiche estreme che partono dalla fustigazione e arrivano a conseguenze estreme nell’applicazione integrale indotta dalle distorte interpretazioni del Corano.
Non è un posto per donne l’Afghanistan, è un luogo in cui più ancora che in Iran, esse devono essere invisibili e ora anche mute. Il nostro mondo sta correndo “a due velocità”, da una parte Kamala Harris corre per le Presidenziali in Usa, dall’altra il leader supremo Hibatullah Akhundzada penalizza ulteriormente i diritti delle donne velandone il corpo in pubblico, viso compreso, per evitare “ tentazione e vizio”. Le donne afghane sono escluse così da qualsiasi aspetto della vita pubblica. Leggi che sono palesemente ingiuste, discriminatorie e contro i diritti umani vengono ammesse a vantaggio di un uso criminale della promozione della virtù. Quale virtù? Il processo di spersonalizzazione delle donne nate per mera casualità in una parte del mondo così fortemente limitante è dunque inevitabile? Alle donne, metà della popolazione dell’Afghanistan viene “ rubata” la vita e il resto del mondo si indigna e basta. Gli abusi sistematici e gli attacchi alla personalità e alla dignità delle donne afghane possono essere e devono essere configurati come una persecuzione di genere. Il canto libero delle ragazze afghane sui social è resistenza pura. L’ apartheid di genere apre un contesto di grave crisi umanitaria e il supporto della Comunità Internazionale non può mancare ed anche quello di ogni singola donna che sia nata libera per pura fortuna lontano da questi mondi intrisi di arretratezza, ignoranza, sopraffazione. Nascere donna è cosa difficile ad ogni latitudine, si sa, ma ecco perché non si può tollerare una tale condizione e chiunque abbia una voce non può non lanciare in questa direzione un grido di libertà per il silenzio imposto dai talebani a tutte le donne afghane.
Stefania Lastoria