Per amore di una donna

Jezreel Valley, 1930, primi insediamenti ebraici in Palestina. Il colono Moshe Rabinovich, padre di una ragazza e di un ragazzo,rimane vedevo e assume una donna di un villaggio vicino sia per le faccende domestiche, sia per quelle della fattoria. È Yehudit Salomon, persona dal carattere forte, di poche e perlopiù ruvide parole, spiccatamente indipendente e in nessun modo condizionabile. Al suo arrivo fulmina immediatamente d’amore tre uomini: lo stesso Solomon, il commerciante di bestie Globerman e il vicino di casa Yaakov Sheinfeld. Quest’ultimo, un poetico allevatore di canarini, è sposato con la ragazza più bella del villaggio, la quale non può fare altro che abbandonare il marito alla sua follia d’amore e andarsene.

La storia è liberamente tratta dal romanzo del 1999 The Loves of Judith, Gli amori di Judith, dello scrittore israeliano Meir Shavel. Yehudit decide lei liberamente di congiungersi simultaneamentecon tutti e tre i suoi pretendenti. Ne nasce un figlio, Zayde, che in ebraico significa Nonno, ma conosciuto in tutto il villaggio anche come il ragazzo con tre padri. Tre padri che – per amore di quella stessa adorata donna – accettano la situazione e tirano su insieme il loro comune figlio. Anche il teatro e il cinema italiano – con le dovute differenze – ci ha dato una storia per alcuni versi simili. Parliamo di Filomena Marturano, tre atti di Eduardo De Filippo, poi trasposti al cinema dal suo stesso autore nel 1951 e da Vittorio De Sica nel 1964, con le indimenticabili interpretazioni di Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Lì, però, si trattava di un ex prostituta che aveva fatto tre figli, uno dei quali è di un ricco pasticcere napoletano, ma lei non svela mai quale sia, così che questi li alleva come se fossero parimenti tutti suoi. Giudizio medio. Durata 117 minuti.

Il film nella sua versione originale è girato in inglese e in ebraico, dal regista italiano Guido Chiesa, scritto con la sua sceneggiatrice e consorte Nicoletta Micheli. Un regista che nella sua copiosa produzione ama spaziare in tutti i generi cinematografici, dalla commedia, ai film storici e politici, non trascurando idocumentari. Qui Chiesa ricostruisce la vicenda, come fosse un’indagine che una cittadina americana, Esther Horowitz, si trova costretta a svolgere recandosi in Israele, perché così la impegna a fare una lettera con un ritaglio di fotografia lasciata da sua madre prima di morire. Non le dice la ragione, ma vuole che lei rintracci quella donna, Yehudit Salomon, di cui sa solo che ha un figlio. E qui emerge piano piano, uno sconvolgente segreto, che coinvolge direttamente Esther, ed è la ragione della estrema richiesta della madre. Il regista riesce a ricostruire in maniera convincente gli ambienti, le atmosfere, le situazioni di quegli anni. Un’epoca di ormai quasi un secolo fa, quando gli ebrei venivano da ogni parte d’Europa per fuggire dall’ondata antisemita e genocida nazista. E come dice a Esther proprio Zayde, il ragazzo con tre padri: “Erano quasi tutti socialisti e volevano realizzare qualcosa di nuovo… Anche se poi le cose sono andate diversamente.”.

Il Cinema Giulio Cesare di Roma ha messo nella hall un cartellone con dei post-it disponibili per scrivere cosa sarebbe disposto a fare lo spettatore per amore di una donna. Diversi i bigliettini sul non fare più violenza alle donne e soprattutto non ammazzarle – proprio in nome dell’ amore.

Riccardo Tavani

 

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