Eroi comuni
Negli occhi dei volontari del centro smistamento di Cittareale c’è tristezza, fatica ma anche tanto orgoglio. “Non dormo da tre giorni, dalle 3.30 di quella notte. Non ci si ferma mai”. È qui che arrivano le donazioni dei punti di raccolta della provincia di Viterbo e di Roma. Ad Amatrice non c’è più spazio, a Cittareale invece il magazzino continua a stivare: acqua e pasta soprattutto, ma anche piatti e bicchieri di plastica, assorbenti, prodotti per celiaci.
“Arrivano da tutte le parti d’Italia, la mobilitazione è stata totale” racconta Giorgio, originario di questi posti ma trapiantato a Fiano Romano, alle porte della capitale. Era qui in vacanza con la famiglia, poi il terremoto, la salvezza quasi per miracolo e la scelta di rimanere per coordinare gli aiuti. Sono tutti volontari, chi resta per accatastare i prodotti e chi parte per distribuire i viveri: “La più grande difficoltà sono le piccole frazioni. Sono tantissime, tutte minuscole, con poche strade di accesso. La Protezione Civile ci dice che non possiamo entrare, ma come facciamo? C’è gente senza acqua”.
Cittareale, 500 abitanti, è a poco meno di 20 km da Accumoli, epicentro del terremoto. Eppure nessuna struttura è stata toccata. Siamo nella periferia della tragedia, non ci sono case crollate, dispersi o tendopoli. L’unica è quella dei vigili del fuoco, che hanno fissato nel campo sportivo una delle tante basi operative. I viveri che arrivano ogni giorno servono anche a loro. “Ma noi non siamo attrezzati per cucinare per cento, duecento persone. La cucina campestre è stata costruita ora”. A parlare è Chiara, 21 anni. Registra ogni scatolone che arriva e sopra lo identifica: igiene, pasta, bambini, celiaci. “L’astuccio me l’ero portato per studiare, ora mi serve per qualcosa di più importante”.
L’afflusso è continuo. Arriva Victor, ucraino, 240km con il suo furgone carico di ogni cosa. Neanche il tempo di scaricare che viene una macchina: “Abbiamo pannolini e omogeneizzati?”. Da un portabagagli all’altro, direzione Ascoli Piceno, Ospedale Mazzoni, dove hanno allestito un reparto esclusivamente per i più piccoli feriti.
Arrivano volontari, carabinieri, civili, vigili del fuoco, consiglieri, sindaci. La Salaria è un flusso continuo di mezzi e di uomini. “Tutto questo è vero e proprio ossigeno. Qui ognuno di noi ha perso qualcuno. Io una coppia di parenti, mia figlia un amico. Ma questo secondo me verrà ricordato come il terremoto dei bambini, ad Amatrice ne estraggono a decine”.
La vacanza di Giorgio e famiglia è destinata a continuare, a ritmi serrati, ancora per qualche settimana. “Continuiamo a immagazzinare, a distribuire. Ora l’afflusso è incredibile. Dobbiamo fare scorta, tra un mese chissà come saremo”. Mentre parla è calmo, rilassato. Non sembra neanche uno dei tanti volti che scorrono in televisione. Gente comune, eroi comuni. Poteva tornare a casa, è restato. E con lui altre mille.
di Lamberto Rinaldi