La verità che nessuno vuol sentire

Come diceva il premio Nobel Shimon Peres, la pace si fa con i nemici, e per farla bisogna sedersi al tavolo con la Russia”. Il generale Paolo Capitini è analista militare con lunga esperienza in missioni all’estero, docente di storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo e all’Università della Tuscia. La Russia si era resa indifendibile, certo, “ma, sostiene, non si è credibili nel proporre un piano di pace dopo aver definito Putin un animale”, dice, con chiara allusione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Questo è l’inizio della intervista al generale Capitini, pubblicata su Avvenire, il quotidiano dei vescovi, a firma di Angelo Picariello.

Illusorio pensare di piegare la Russia” ha retto 20 milioni di morti nella seconda Guerra Mondiale, si punti sul negoziato dice il generale.

L’obiettivo di Putin è ridare dignità alla Russia, sedersi a un tavolo con pari dignità. Chi vuole lavorare davvero per la Pace deve tirare un sospiro di sollievo e tenersi dentro le parole che vorrebbe profferire. Il generale è molto chiaro, ci va giù pesante con il nostro ministro Di Maio. Ne vede i limiti che allontanano la possibilità di negoziato.

Alla domanda se l’Europa ha mancato, Capitini risponde: C’è stato un errore storico nel non aver coltivato il disegno di un continente che vada dall’Atlantico agli Urali tanto caro anche a Giovanni Paolo II che parlò di Europa a due polmoni. L’esito di questa frattura è la politica di sanzioni alla Russia e fornitura di armi all’Ucraina che denota l’illusione che queste misure possano portare risultati concreti. È lo specchio dell’incapacità di capire una realtà molto diversa dalla nostra. Dice il generale. E il capolavoro è stato aver trasformato uno come Erdogan, che in questo caso ha saputo tacere, uno che massacra i Curdi e abbandona al loro destino migliaia di profughi a Lesbo, in campione della Pace. Una verità che nessuno dice e nessuno vuol sentire.

Poi sulla indifendibilità della Russia dice che non entra nel merito dei comportamenti di un regime giustamente da criticare, anche duramente, e che tuttavia mostra di aver saldamente in pugno il consenso del paese. Denuncio solo un errore strategico, dice il generale, nel ritenere che con le sanzioni e con gli aiuti militari all’Ucraina avremmo potuto piegare la Russia. Crede che avremmo retto, noi, a un numero di perdite come quelle accusate dall’esercito russo e a un regime di sanzioni così duro?

Da noi ci sarebbe stata la rivolta contro il governo, giustamente forse, per aver mandato a morire decine di ragazzi…ma per loro funziona diversamente. Noi possiamo andare in sofferenza se privati dell’ultimo modello di smartphone. Nel nostro modello militare il primo obiettivo è non subire perdite umane, mentre la Russia viene da una storia diversa, non essendosi fatta piegare nella Seconda Guerra Mondiale, da 20 milioni di perdite in vite umane. Sperare che Putin si impietosisca per le perdite, o si intimorisca per le sanzioni è pia illusione. Un’altra grande verità nascosta dai media e dagli osservatori governativi. Il generale Capitini, non certo putiniano, fa una analisi talmente reale da essere scomoda.

È criticabile, certo, la loro tendenza a sacrificare le vite di tante persone per un obiettivo strategico, ma ci si dovrebbe anche interrogare sulla nostra vulnerabilità che emerge invece, come popolo, per ragioni meramente economiche o consumistiche. Infatti le lamentele sanzioni, in casa nostra, sono all’ordine del giorno, la benzina a due euro, i prezzi in notevole aumento, di fatto siamo noi che paghiamo gli effetti negativi delle sanzioni.

Ma la Russia ha commesso l’errore di puntare su una guerra lampo? Non regge l’idea di un esercito ucraino messo in piedi dalla sera alla mattina, come il nostro esercito risorgimentale o quello della Resistenza. Dal 2014, soprattutto dopo i rovesci subiti del Donbass, l’esercito ucraino si era molto rafforzato e ammodernato anche grazie all’avvicinamento alla Nato. La Russia ne era pienamente a conoscenza. Ora la Russia sta chiudendo il suo ciclo operativo che punta a conquistare un corridoio di 100 chilometri per mettere in sicurezza la Crimea e lo stesso Donbass, e questo obiettivo è destinato ad andare in porto. Un’altra verità sottaciuta dai nostri media. Intanto la guerra continua mietendo vittime civili innocenti. Il generale Capitini dice: ritengo sia giunto il momento di riprendere il dialogo che dagli accordi Jalta a quelli di Helsinki ha sempre potuto poggiare su un reciproco riconoscimento e ha portato a 70anni di pace fra i popoli che si erano fatti a lungo la guerra.

di Claudio Caldarelli

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