Nuda è la terra

“Che cerchi, poeta, nel tramonto?” Una domanda senza risposta, oppure una risposta fattasi domanda. La questione la pone in modo diretto Antonio Machado, il poeta spagnolo che più di altri ci induce a riflettere sulle nostre solitudini.

La natura, metafora di solitudine, la nostra solitudine, spesso non compresa o rimossa, ma presente in ogni nostra azione.

Antonio Machado nato il 26 luglio 1875 a Siviglia, è uno dei poeti spagnoli più importanti, tanto che ha dedicato una raccolta alle solitudini, in spagnolo “soledades”. Una delle poesie più belle dedicate alle nostre solitudini è “Nuda è la terra”.

“Nuda è la terra, e l’anima/ ulula contro il pallido orizzonte/ come lupa famelica./ Che cerchi,/ poeta, nel tramonto?/ Amaro camminare, perché pesa/ il cammino sul cuore/ il vento freddo/ e la notte che giunge, e/ l’amarezza della distanza…/ sul cammino bianco/ alberi che nereggiano stecchiti/ sopra i monti lontani/ sangue e oro/ Morto è il sole/ che cerchi, poeta, nel tramonto?”

Machado associa la terra nuda all’anima che ulula, famelica contro l’orizzonte. Un dubbio atroce, straziante, una risposta che non c’è dentro di noi, cosa cerchiamo nel tramonto? Cerchiamo la nostra essenza, ma nella solitudine non c’è essenza, c’è vuoto. La natura nuda, è qualcosa che scopre le nostre fragilità e debolezze. La natura nuda è molto di più di quanto non vogliamo credere, essa ci riporta nella coscienza tutta la nostra incapacità di difenderla, così come non difendiamo la nostra essenza. La natura è il nostro alter ego che ci sottolinea l’incapacità di essere ciò che siamo. Dentro questo verso c’è la nostra incapacità di evolvere per uscire dalla catarsi che ci rende prigionieri del nostro pessimismo.

Cosa cerchiamo nel tramonto, perché siamo qui, perché non abbiamo risposta alla domanda che da soli ci facciamo? Tutto è solitudine in negativo, senso di smarrimento che stringe il cuore in una morsa di malinconia e fredda assenza.

Che cerchi, poeta, nel tramonto?

Emanuele Caldarelli