Padre Turoldo: discorso rivoluzionario sulla Pace
David Maria Turoldo era un frate scomodo. Teologo, filosofo, poeta, spirito irrequieto e innovatore. Amico di Alda Merini, di Pier Paolo Pasolini, di padre Balducci e Carlo Maria Martini. Segno un’epoca, lasciando una eredità spirituale e intellettuale valida ancora oggi. In molti seguono il suo pensiero, rileggono le sue prediche e leggono i suoi versi. Partecipò alla resistenza, fu predicatore nel Duomo di Milano, ma sempre schierato con gli ultimi, con i più deboli.
Nel 1991 fece un appello ai giovani, subito dopo l’inizio della prima guerra del golfo.
Un appello attuale, talmente attuale che, come nel 1991 nessuno ascoltò.
“ Senza conversione non c’è pace.
Giovani, non percorrete le strade che abbiamo percorso noi. Io non faccio che vergognarmi di essere stato in guerra, anche se ho combattuto nella Resistenza, cioè per l’umano contro il disumano. Ma ha ragione il papa: con la guerra tutto è perduto, con la Pace tutto si acquista! Fare la guerra è come suicidarsi .
Giovani, pregate per la pace; ma ricordate che pregare vuol dire sempre prendere coscienza; perché sé tutta la preghiera non si trasforma in vita, se la lex orandi non diventa la lex vivendi, noi stiamo prendendo in giro Dio e noi stessi. Magari cominciasse con voi giovani questa nuova cultura della pace, come fosse una nuova aurora. Perché oggi la terra è una cosa sola, una nave sulla quale siamo tutti imbarcati e non possiamo permetterci che affondi, perché non ci sarà più un’altra arca di Noè a salvarci.
Il mondo è uno, la terra è una; e tutti insieme ci salveremo o tutti insieme ci perderemo. Deve scomparire il concetto di nemico perché non è una civiltà, ma una barbarie. La civiltà è solo quella della pace. Il discorso della pace è il più difficile di tutti, perché rivoluzionario non è il discorso sulla pace. Prova ne sia che finora abbiamo sempre fatto la guerra e non abbiamo mai fatto la pace. E quella che chiamiamo pace non è che una tregua tra una guerra e l’altra; fino al punto che la guerra in realtà è la politica che cambia metodo. E invece la guerra è la sconfitta della politica e la fine della politica!
Per costruire la pace bisogna cambiare cultura: e tutti sappiamo che i cambi di cultura sono lenti e difficili. Perché cambiare cultura significa cambiare mentalità. Nella Bibbia questo cambiamento si chiama conversione e convertirsi è l’atto supremo dell’uomo. Spesso si discute se la guerra è giusta o è ingiusta. La guerra è impossibile! Questa è la nuova categoria che dobbiamo acquistare. Oggi in caso di guerra non ci saranno più vinti né vincitori. E io ho imparato anche dall’ultima guerra mondiale che non ci sono liberatori, ma soltanto uomini che si liberano. Infatti, Hitler non è stato vinto, il nazismo non è stato vinto, il razzismo non è stato vinto. Tutto è stato emarginato, in attesa di esplodere ancora.
Non ci sono liberatori. Provate a chiedere a tutta l’America latina se esistono liberatori. Non è per questa cultura di pace che tu perdi la faccia. Tu perdi la faccia facendo la guerra. Se in questo momento di guerra un uomo, di qualsiasi cultura o paese, dicesse: abbiamo sbagliato, torniamo indietro, questi sarebbe il più grande di tutti, chiunque egli sia. Ma per fare questo ci vuole un miracolo. Comunque noi crediamo anche nei miracoli.
Quelli che fanno la guerra dicono: l’Iddio giusto ha scelto; è con noi! No, Dio non è con nessuno; è anzi dalla parte dell’uomo e dalla parte dell’ultimo degli uomini. E questo ultimo potrebbe essere anche un delinquente, potrebbe essere anche Caino, che ha ucciso Abele.
Difatti nella Bibbia Dio dice: Caino, cosa hai fatto di tuo fratello? Il sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. Ebbene, tu sarai maledetto come un assassino.
Ma io metterò un segno su Caino, perché chi ammazzerà Caino, sarà ucciso sette volte. (Genesi 4,1-15)
Che vuol dire che Dio è perfino dalla parte di Caino e protegge anche Caino, per proteggerci tutti. Non c’è mai una violenza che possa porre fine a una violenza. Chi uccide Caino non fa che moltiplicare la violenza e la morte. Sarà ucciso sette volte, che vuol dire: se non rompete questa spirale di violenza, non farete altro che moltiplicare le morti”.
Claudio Caldarelli