Hiva Seyfizadeh, rilasciata in Iran la cantante che era stata arrestata durante un concerto
È stata scarcerata la cantante e musicista iraniana Hiva Seyfizadeh, arrestata la sera del 27 febbraio durante un suo concerto, mentre si stava esibendo dal vivo in un locale di Teheran, con regolare autorizzazione.
Secondo i media statali invece, l’arresto è avvenuto per aver organizzato un concerto senza autorizzazione ed essersi esibita come unica donna davanti a un pubblico maschile. L’avvocato di Hiva Seyfizadeh ha dichiarato alla Fars News Agency che “la cliente e il gruppo sono stati rilasciati su cauzione, ad eccezione dell’organizzatore”.
Il concerto di Seyfizadeh, 27 anni, si è tenuto presso Emarat Rooberoo secondo quanto riportato da Iran International. Ahmad Sadri, capo dell’ufficio musicale del Ministero della Cultura, ha spiegato all’agenzia ISNA che l’edificio è un centro culturale e artistico polivalente situato nel cuore di Teheran, circondato da caffè, gallerie e teatri. Successivamente, Emarat Rooberoo ha annunciato su Instagram la chiusura temporanea, ma l’account è stato sequestrato dalla polizia informatica per presunti “contenuti criminali”. Anche il profilo Instagram di Seyfizadeh è stato bloccato.
Seyfizadeh che è anche un’insegnante di musica classica, era già stata notata in passato per essersi esibita senza hijab e per aver sostenuto sempre
le proteste “Donna vita libertà” scatenate nel 2022 dalla morte di Mahsa Amini avvenuta dopo l’arresto per non aver indossato correttamente il velo islamico.
A dicembre, anche un’altra artista, Parastoo Ahmadi era stata arrestata dopo aver pubblicato su YouTube un video in cui cantava senza hijab, accompagnata da musicisti uomini. Il video ha superato 2,5 milioni di visualizzazioni in breve tempo.
L’artista è stata poi citata in giudizio dal sistema giudiziario iraniano ed è stata rilasciata su cauzione.
Diversi musicisti iraniani sono stati condannati a pesanti pene per aver pubblicato brani musicali a sostegno delle proteste “Donna vita libertà”, tra cui Shervin Hajipour e il rapper Tomaj Salehi, inizialmente condannato a morte e poi rilasciato.
Sempre a dicembre, le autorità iraniane hanno adottato una nuova legge draconiana che, secondo quanto dichiarato da Amnesty International, nega ulteriormente i diritti umani delle donne e delle ragazze, introducendo la pena di morte, le frustate, pene detentive e gravi sanzioni per reprimere la resistenza al velo obbligatorio.
Così la “Legge per la protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab” è entrata in vigore il 13 dicembre 2024.
Una legge che, composta da 74 articoli, prevede frustate, multe esorbitanti, dure condanne detentive, divieti di viaggio e restrizioni all’istruzione e all’occupazione per le donne e le ragazze che osano opporsi all’obbligatorietà di indossare il velo.
Inoltre vengono penalizzati gli enti privati che non fanno rispettare l’obbligo del velo, garantendo al contempo impunità a funzionari e polizia morale che aggrediscono le donne e le ragazze che osano sfidare tale legge.
In altre parole in Iran le autorità stanno cercando di rafforzare un sistema di repressione già altamente soffocante contro le donne, rendendo la loro vita quotidiana ancora più intollerabile.
E tutto questo nel silenzio assordante dell’indifferenza del mondo intero.
Stefania Lastoria