Passo dopo passo è ancora Folkstudio

Passo dopo passo…” intona la voce calda e pacata di Luca Carocci, in apertura della serata Folkstudio all’Asino che Vola di Roma, organizzata da Luigi Grechi. “Mentre il pubblico si tiene per mano…” continua Carocci condividendo quel po’ di malinconia e di romanticismo avvolto nelle nuvole delle sue parole.

Luca Carocci capelli scomposti con educazione, barbetta non incolta ma neanche curata, uno chansonnier dalle scarpe con la punta rossa. Lo si può incontrare sul lungo Senna a Parigi, o nei locali di Trastevere, ma noi lo incontriamo all’Asino che Vola. Con lui incontriamo la generosità delle sue canzoni, l’istinto calmo che cammina con armonia sulle note della sua chitarra. Umile, semplice, la voce del cuore di ignote lontananze, ci “aspetta a febbraio con martello sul futuro” e sarà bello esserci nel suo futuro per ascoltare le sue nuove canzoni.

Finito il primo step, Luigi Grechi presenta una novità, di vecchia data, ma nuova nella proposta, il duo per chitarra acustica/classica e violoncello: Giovanni Palumbo e Benny Penazzi. Una amicizia decennale con le radici nel Folkstudio di Trastevere. Dieci corde di purezza trasfuse come plasma nella mente di chi ascolta. Suonare è un arte e Giovanni Palumbo e Benny Penazzi sono artisti sulla sesta riga del pentagramma. Un lirismo oltre l’armonia delle corde, un pizzicato che stupisce lo stesso archetto, la chitarra volteggia e abbraccia le tessiture world, jazz, mediterranee. “Un taccuino di jazz popolare…” un lamento d’alba avvolta alla danza che incanta e tutto si fonde nel sogno dell’anima. Un binomio perfetto, dita che arpeggiano sulla chitarra, braccia che pizzicano e dita, dita, che danzano “in punta di dita”, uno spettacolo nello spettacolo. Una coerenza ritmica, sinfonicamente costruita con eccellenza, le dieci corde entrano nella profondità e ci riportano alle origini. Vediamo il mare, le vele, ma anche il bosco e il movimento delle foglie, sentiamo la natura che si riprende l’amore. Così come la dedica di Giovanni Palumbo al grande Eduardo si riprende la scena con la potenza di arco e corde, incarnazione totale di tutto ciò che è plausibile ma non si può vedere, ma si può sentire con lo stomaco e con la testa.

La terza proposta, Luigi Grechi la presenta, anzi l’accompagna e la sostiene per trasmettergli sicurezza, la più giovane della serata: Allix. Una voce particolare, nuova, senza inizio e senza fine, accompagnata da un bravissimo chitarrista, Giacomo Ronconi. Un inizio floreale, “per fiorire”, spinge in avanti il dubbio e si apre alla scena con la forza di chi rompe il guscio. Allix esce, si prende il suo spazio, lo trasmette al pubblico, si fa applaudire. Si racconta. Mentre canta si racconta. Mentre si racconta, Giacomo Ronconi gli sta dietro, come un padre che tiene la figlia, l’accompagna senza lasciare vuoti. Senza note stonate. Allix è brava. Giacomo sostiene questa bravura. Il concerto va avanti con la sua voce, con la sua musica, jazz/etno e tanto altro. Allix propone un brano particolare “Proibito” tratto da un racconto di Tennessee Williams, in cui canta ciò che vive e ciò che sente, la condizione primitiva di esserci per esistere senza rinunciare. Così nasce anche “Un abbraccio” scritto al cesso, senza ironia ma con l’intensità di una emozione trasmessa da una voce che sentiremo ancora.

Poi la chiusura, la gioia della chiusura che scaccia la malinconia, al Folkstudio c’è gioia, ci sono voci, musiche e canzoni. Ci sono Cisco e Mary Jo che intonano Leonard Coen e poi altri brani da Folkstudio e tutto torna in armonia con il nostro sentire. Anche il vino rosso, Flavius consigliato da Alessandro, scende con garbo e armonia. Cisco riesce ad essere interiormente romantico con la chitarra, mai sopra le righe, rispettoso della voce di Mary Jo. Un duo d’altri tempi, ma d’altri tempi moderni, in grado di farci sognare. E poi Luigi Grechi intona, Irene Goodnight la canzone di chiusura cantata in coro da tutti i musicisti che salgono sul palco e dal pubblico, che si sente appartenere ad una grande famiglia fuori dal tempo ma vive nel tempo della musica folk: goodnight Irene Goodnight.

Claudio Caldarelli