Chemical City: dove la morte veniva fabbricata

Ci sono luoghi da nascondere. Luoghi che custodiscono i segreti di storia passata e che silenti potrebbero svelarsi in tutta la loro pericolosità. In Italia di questi luoghi ce ne sono tanti e molti sono abbandonati, ognuno con le proprie particolarità, ognuno con i suoi misteri e con le sue verità nascoste.  Siti speciali, costruzioni, bunker, alloggi e  laboratori  creati per fabbricare veleni, quei veleni che erano destinati ai teatri bellici delle guerre passate.  

Una di queste ex fabbriche di morte si trova a una cinquantina di chilometri da Roma nel bacino del lago di Vico, è un Centro Nucleare Batteriologico Chimico ormai dismesso ma ancora potenzialmente pericoloso, seminascosto da alberi di alto fusto e da fitta vegetazione, solo i più attenti percorrendo la statale provinciale 39 appena dopo il centro abitato di Punta del Lago in direzione Viterbo, possono scorgere la rete di recinzione e i gialli cartelli con le scritte nere che individuano la zona militare e, dove il verde lo permette si possono scorgere anche alcuni manufatti e caseggiati.

La città della chimica, qui venivano fabbricate bombe all’iprite e al fosgene, è un centro militare di 20 ettari con magazzini sotterranei per lo stoccaggio di testate a caricamento speciale dove erano occupati tra tecnici e scienziati un centinaio di persone.

Il CNBC del lago di Vico versa oggi in stato di abbandono con inadeguate recinzioni che ne delimitano l’area e senza nessuna sorveglianza chiunque può accedere al complesso militare.

Per la sua bonifica il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, presieduto da Raimondo Chiricozzi, si è battuto energicamente al punto di ottenere anche un’audizione dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati oltre che l’impegno delle Istituzioni.

Il sito è stato oggetto di bonifica dai militari del  CeTLI NBC di Civitavecchia ma immagini preoccupanti, pubblicate di recente da una testata giornalistica online, hanno documentato lo stato di degrado del Centro Nucleare Batteriologico Chimico che hanno spinto il presidente Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche ad inviare una lettera ai Ministri dell’Ambiente e della Difesa in data 23 febbraio 2020 nel quale si chiedeva un incontro urgente per esporre proposte richiamando l’attenzione sulla salute dei cittadini posto che le acque del lago di Vico sono identificate come “Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile”.

Alla missiva rispondeva in data 27 aprile 2020 il Ministero dell’Ambiente (inviata per conoscenza anche al Ministero della Difesa) e nel riscontro comunicava che si sarebbe attivato per richiedere alle autorità competenti di essere messo a conoscenza sugli aggiornamenti relativi allo stato del copro idrico, alle pressioni che incidono su di esso e agli impianti di queste sull’ecosistema, con particolare riferimento all’eventuale apporto di inquinanti che potrebbero pervenire dal sito militare.

Di fatto il Ministero dell’Ambiente in pari data invia alla Direzione Ambiente e Sistemi Naturali della Regione Lazio la richiesta di voler fornire con urgenza, stante il servizio fotografico pubblicato da un giornale online, ogni elemento informativo utile alla questione oltre che avere contezza sulle misure adottate per l’isolamento del sito durante le azioni di bonifica, al fine di evitare la diffusione dell’inquinamento, causato dalle sostanze chimiche presenti.

Il presidente del Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche in data 11 maggio 2020 in un comunicato esprimeva delusione nella risposta non esaustiva del Ministero dell’Ambiente e dispiacere per la mancata risposta del Ministero della Difesa.

Abbiamo intervistato telefonicamente Raimondo Chiricozzi che ha così potuto raccontare la vicenda e seppur l’audio della telefonata sia disturbato, traspare l’enorme lavoro che il Coordinamento  Nazionale Bonifica Armi Chimiche sta facendo per restituire quell’area alla collettività.

di Eligio Scatolini e Giuliana Sforza

intervista telefonica

 

Print Friendly, PDF & Email