“Make America Great Again”: Trump chiude anche ai cittadini proveniente da paesi islamici

L’America, all’epoca dei muri, chiude i propri confini a messicani e islamici, divide bambini dai genitori e dove i muri già ci sono sposta ambasciate originando ulteriore morte e divisione. 

Dopo l’entrata in vigore ad aprile della legge che permette di dividere famiglie al confine messicano con gli States, arrestando i genitori e chiudendo i minori in centri di detenzione, la Corte Costituzionale americana ha detto sì al “Muslim ban”, il bando che vieta l’ingresso in America a cittadini provenienti da paesi a maggioranza musulmana. La Corte non ritiene ci sia alcuna discriminazione religiosa alla base. 

La notizia nella notizia è che l’amministrazione del 45esimo presidente americano contribuisce a destabilizzare un equilibrio mondiale di per sé già precario. Dopo l’annuncio, lo scorso 4 marzo, di dividere padri e figli al confine messicano si contano oggi 2.300 bambini separati dai genitori: gli immigrati clandestini arrestati, interrogati e ora in attesa di giudizio sono 1.940. L’obiettivo – ammette la stessa Casa Bianca – è scoraggiare l’immigrazione. Chiunque verrà colto ad attraversare il confine illegalmente sarà fermato e i bambini, impossibili da arrestare, saranno divisi dai genitori e trasferiti negli appositi 100 centri, che però oggi sono al collasso: in Texas, 1.500 ragazzi, tra i 10 e i 17 anni, sono stati sistemati in un ex supermercato. L’Onu denuncia infatti una violazione dei diritti infantili, che non mette però a tacere le richieste del governo di 25 miliardi di dollari per costruire il muro lungo il confine Messico-Stati Uniti. Il presidente Trump parla anche di assumere altri 15.000 agenti da impiegare contro l’immigrazione: gli ultimi ingaggi risalgono al 2006, all’amministrazione Bush, che fece entrare negli aeroporti 7.000 persone. 

Questa nuova legge si contrappone alla precedente che collocava le famiglie insieme nei centri detentivi e insieme aspettavano il giudizio circa la loro richiesta di asilo. 

La lotta all’immigrazione clandestina, o meglio la tendenza ad innalzare muri, è sempre stata un prerogativa del governo Trump: il primo atto del tycoon, una volta diventato presidente, è stato proprio il “Muslim Ban”. Seguì una lunga serie di ricorsi. La proposta di legge venne allora modificata e per confondere le acque, per non dare l’idea che alla base ci fosse una discriminazione religiosa, sono stati inseriti nella “black list” dei Paesi che metterebbero gli Stati Uniti in pericolo anche la Corea del Nord e il Venezuela. 

Nel 2018 per un messicano, un nord coreano, un venezuelano e chiunque sia di religione musulmana sarà molto difficile entrare in quella che si vanta di essere la patria della libertà, che il 14 maggio scorso, nello spostare la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, si è eretta il tramite che siglerà la pace tra israeliani e palestinesi, mentre a Gaza morivano 58 persone. 

E’ la filosofia del “Make America Great Again” che ha contraddistinto la campagna elettorale di Trump, ma che non nasce con The Donald: lo slogan fu utilizzato già da Reagan e Bush. 

Ideali che crollano davanti un piatto di nachos e burrito: Kirstjen Nielsen, segretaria di stato per la sicurezza nazionale, promotrice del decreto anti-immigrazione nel centro America, è stata sorpresa a cena in un ristorante messicano di Washington. Il pasto è finito al grido di “vergogna, vergogna” da parte degli altri commensali: un peccato di gola che è costato caro alla politica statunitense. 

di Irene Tinero