Finché c’è acqua e cinema c’è speranza

Pianeta Acqua e Pianeta Cinema si incontrano in una rassegna che si svolge ormai da quattro anni in primavera. Quest’anno Acqua Film Festival, alla sua quarta edizione, si tiene dall’11 al 13 aprile alla Casa del Cinema di Roma. Ideato da Eleonora Vallone, il festival che offre in questa sua nuova edizione importanti esclusive in qualità e quantità. Due anteprime assolute, due lungometraggi, quattro film di denuncia, due film musicali. Oltre duecento, però, sono stati i film stati inviati da ogni parte del mondo. Di questi solo 31 sono stati selezionati e verranno presentati al pubblico.

Il pianeta Terra è un’unità e unicità di elementi tra essi inseparabili. Non si dà nell’Universo, nella nostra galassia, nel sistema solare un pianeta chiamato Terra senza l’immane massa acquatica che lo costituisce. Essa infatti copre il 71% della superficie terrestre, con circa un miliardo e mezzo di metri liquidi. Di questi il 97,5% è costituito da acqua salata. Ma tutte le acque del mondo, dagli oceani, ai laghi, ai fiumi sono inseparabilmente connesse. Una connessione che garantisce la connessione tra terra e atmosfera e che vede proprio l’acqua come mezzo intermedio di quello scambio dinamico e vitale che assume la forma di forma di piogge.

L’acqua è anche l’elemento di maggiore fascino, bellezza della geografia terrestre. Lo dimostra le ormai numerose visioni che hanno potuto cogliere e testimoniare gli astronauti dalle loro navicelle spaziali. Un film di una bellezza mozzafiato a migliaia di chilometri sotto di loro.

L’acqua, però, da splendore della vista, sta diventando uno degli elementi più flagellati dalla cecità. Non solo è inquinata, cosparsa di masse crescenti di rifiuti micidiali chimici liquidi e solidi, ma è dissipata su una scala di progressione ormai geometrica. Il 65% delle popolazioni mondiali sono sotto minaccia di disidratazione. Sono 5.000 i chilometri cubi di acqua dolce e potabile che ogni anno consumiamo. Dieci volte più che nel 1900. Due volte in più che nel 1970. Dal 1900 al 2000 il consumo umano d’acqua si è sestuplicato. Il 69% di quest’acqua è usato in agricoltura, il 23% nell’industria, l’8% in usi domestici.

Portare sul grande schermo, mostrare la bellezza dell’acqua e insieme i disastri commessi contro di essa sono i due scopi principali di Acqua Film Festival. La sensibilità etica ed estetica di studiosi, autori, registi, documentaristi è chiamata a esprimersi, e ogni anno essa risponde con risultati sempre più convincenti. Acqua, siccità, mutamenti climatici, migrazioni incontrollate sono temi drammaticamente all’ordine del giorno e il cinema è proprio quel mezzo peculiare che meglio rappresenta l’emerge del fenomeno alla vista non solo fisica, ottico-retinica, ma della coscienza civile collettiva.

Il Festival si articola nelle sezioni Corti, Cortini, Cortini, Acqua&Students, riservata solo alle ragazze e ai ragazzi delle scuole, tra i quali la giuria sceglierà i premi da assegnare. Nella sezione Fratello Mare, Amico, Fiume, Caro Lago, vediamo quattro esclusivi lavori. Un reportage di Assonautica sulle condizioni del Ponre Romano della Via Ostiense; il corto Finché c’è acqua c’è speranza, di massimo Bevacqua; il documentario di denuncia Balentes, di Lisa Camillo, sui bombardamenti sperimentali segreti della Nato in Sardegna.  Infine quello sul Progetto di pulizia dei fondali marini, di Dario Vassallo, fratello dell’indimenticabile sindaco-pescatore di Acciaroli, Angelo Vassallo.

Altra prima assoluta è Ma che musica, Maestro, di Giorgio Molfini, dedicato Peppe Vessicchio, con le musiche di Eugenio Bennato. La sezione Cinema e Scienza: la parola all’esperto, prevede gli interventi di Luca Lucentini e Mario Tozzi. Un workshop di formazione dal titolo Filmare con lo smartphone,è tenuto da Francesco Crispino, docente di Filmmaking all’Università Roma Tre.

di Riccardo Tavani

 

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