Coronavirus, neuroni e social

Potreste decidere di confondervi le idee, sempre che di idee chiare, nelle nostre singole e rispettive teste ve ne siano. Potreste anche pensare di chiarirvi le idee. In entrambi i casi un passaggio dai social, nel corso di questa pandemia, lo abbiamo fatto tutti, o quasi per raggiungere uno dei due risultati e tenerci informati.

Il risultato finale è che, tra complottisti, terrapiattisti, filoBurioni, antiBurioni, filoTarro, antiTarro, Boris ha ragione, Trump ha ragione, hanno torto tutti e due e pure tu, che leggi, non hai poi così ragione, non ci si capisce più niente. Pareri contrapposti, immaginarie cure, immunologi senza laurea, lauree honoris causa, è tutto un fiorire di gente (in)capace di dire la propria. E tutti, davvero tutti, sono in grado di guidare un paese, anzi perchè limitarsi, il mondo, verso la migliore delle soluzioni, “Tutti fuori e liberi dal carcere delle nostre case!” anzi no, “Tutti in casa e puniamo chi esce!” (personalmente la mia tuttologia si esplica nel tutti in casa e rispettiamo le regole, volevo solo farvene partecipi).

Nel frattempo la Pandemia, in Italia, è riuscita a fare quanto in passato nessuno era riuscito ad ottenere. I boss mafiosi, quelli del 41 bis, sono riusciti ad ottenere il lasciapassare per uscire dalle galere, quelle vere, quelle dove esistono le sbarre, quelle che li tenevano nella giusta posizione di chi ha distrutto vite, fatto uccidere, ucciso. Un regalino di mamma Pandemia. Sui social di questo tema si parla meno, giusto qualche addetto ai lavori o qualche giornalista di buona volontà, che ha fatto notare le diverse scarcerazioni domandosi  se non bastava semplicemente tutelare e controllare gli eventuali visitatori e lavoratori all’interno dei penitenziari, per evitare diffusione del coronavirus all’interno. Esattamente come si fa in qualunque luogo di lavoro, dove, prima di accedere ti misurano la febbre, firmi autocertificazioni sul tuo stato di salute, vai a casa al primo accenno di malessere.

Social. Un mondo che esplode di insulti, in cui si riversa la rabbia di pochi o di tanti che, in un italiano approssimativo, scatenano discussioni vane, utili solo per bloccare ed eliminare dalla lista dei possibili contatti, i più incivili e irragionevoli.

Hanno tutti da ridire, hanno tutti una soluzione. Sono tutti bravissimi. Geni incompresi di una (in)civiltà decadente.

Sarebbe carino  che leggeste un’invocazione all’uso dei neuroni, semplice e chiara, che, nel manicomio social, riesce anche a far sorridere; se siete tra quelli che alle urla e agli schiamazzi, preferite l’arguzia e lo spirito critico.

Tra un invito a iniettarsi la candeggina, che qualche imbecille senza neuroni (vedi paragrafo precedente) ha usato pure per i gargarismi o per lavare le zampe degli indifesi animali, un invito alla rivolta perchè in casa non si può più stare e chisenefrega se domani torna il virus, tantonontorna perchè è tutta una montatura, perchè il virus è stato inventato dai cinesi, anzi no, dagli americani perchè volevano danneggiare la Cina, auguriamoci di ritrovare un equilibrio e di riscoprire il valore della solidarietà tra gli uomini. Ascoltando il buon senso e comprendendo che non è facile vincere contro un subdolo virus, da qualsiasi verità sia nato.

di Patrizia Vindigni

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