I giuristi e le giuriste sulla sentenza di condanna nei confronti di Mimmo Lucano

La condanna a 13 anni e due mesi, comminata in primo grado all’ex Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha suscitato una indignazione collettiva. Fin da subito, gran parte dell’opinione pubblica si è mobilitata attraverso i canali social e le piazze per far scudo e portare piena solidarietà a Mimmo Lucano. Manifestazioni, cortei, raccolte fondi, lettere alle Istituzioni che, nella loro reductio ad unum, fanno leva sul senso di giustizia.  Ma gli studiosi del diritto cosa ne pensano?

“Da giuristi e giuriste, e studiosi e studiose del diritto e delle istituzioni, attendiamo, prima di ogni valutazione nel merito, di leggere le motivazioni della sentenza e con fiducia pensiamo ai successivi gradi di giudizio come a momenti in cui maggiore chiarezza potrà essere fatta. Sin da subito, però, non possiamo esimerci dal sottolineare come il Tribunale di Locri abbia ritenuto, per i reati di associazione, truffa sulle erogazioni pubbliche e di peculato, ai cui singoli episodi è stata riconosciuta la continuazione, di applicare una pena estremamente elevata, a fronte di uno stimato danno erariale di meno di 800.000 euro di cui è stato comunque imposto il risarcimento” si legge nel comunicato stampa del Centro Interuniversitario di Ricerca “L’altro diritto”, firmato da centinaia di docenti di discipline giuridiche degli Atenei italiani.

E fanno chiarezza anche su un altro punto che è stato oggetto di discussione: la comparazione con altre condanne.

La sentenza irroga di conseguenza un ammontare complessivo di pena che raramente è stato disposto per reati analoghi anche in procedimenti il cui vantaggio ingiusto era ben più consistente e rivolto a finalità ben più individualistiche di quelle attribuite a Mimmo Lucano”.

 Il riferimento è al processo “Mafia capitalee alle condanne a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Spiegano infatti che  in questi altri casi  le condanne, pur relative a sedici episodi corruttivi, sette turbative d’asta, uno di traffico di influenze illecite e uno di trasferimento fraudolento di valori, sono state meno gravi di quelle stabilite per Mimmo Lucano.

Il timore, espresso nel comunicato, si fonda sull’ accanimento verso un uomo e una vicenda divenuti simbolo di una visione dell’accoglienza in Italia e la preoccupazione manifestata è “verso il clima di ostilità che si respira a volte anche nelle aule giudiziarie nei confronti di chi, a vario titolo e in vari, contesti, appartiene al mondo che esprime fattivamente solidarietà alle persone migranti”.

La solidarietà non è un reato.

di Nicoletta Iommi