Note sul Rapporto Censis 2022

Mi paiono necessarie, parlo in tutta umiltà, alcune note a margine dell’ultimo rapporto Censis recentemente uscito, che ci conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che ci troviamo in una fase storica vertiginosa, in un vero e proprio cambiamento di era.

Il Censis infatti non si ferma a descrivere un’Italia “post-populista e malinconica”, non si ferma a segnalarci che la stragrande maggioranza degli italiani guardando al presente si sente triste (89,7%) quando non terrorizzata (dati meglio illuminati dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, che da tempo segnala l’aumento vertiginoso delle patologie legate all’ansia e alla depressione).

Il Censis, proiettando le tendenze registrate negli ultimi anni nel prossimo futuro, ci dice molto, molto di più: ci parla di aule di scuola vuote perché mancheranno i bambini, di ospedali senza medici per mancanza di giovani, e questo mentre altri dati segnalano che entro il 2050 la sola Nigeria avrà gli stessi abitanti che oggi hanno gli Usa e che, nella stessa data, ci saranno 3 miliardi di africani nel mondo.

Stiamo vivendo una fase storica impressionante, dagli esiti incerti.

Qualcosa di simile la si ritrova, parlo sempre in tutta umiltà, sempre in Europa, tra il III e il V secolo d.C. La Civiltà romana si decomponeva a livello sociale, culturale, economico, politico, avviando e poi consumando il suo secolare tracollo mentre, fuori dai confini dell’Impero, nel Nord, popoli giovani esplodevano di vitalità e si moltiplicavano a velocità impressionante.

Questi popoli, in cerca di un futuro migliore, varcarono in massa i confini dell’Impero, prima in modo regolamentato, poi sempre meno. Il risultato delle loro migrazioni di massa lo conosciamo: siamo noi, sono i popoli europei per come li conosciamo, frutto della mistione delle popolazioni romane con quelle germaniche.

Da uno sguardo serio ai numeri che vari studi lasciano emergere, sembra proprio che una simile mistione tra i popoli europei attuali e quelli africani non sia alla lunga più evitabile, per svariate ragioni economiche, politiche, sociali, geografiche, storiche.

Sono convinto, cioè, che dalla capacità che l’Europa e l’Africa avranno, nei prossimi tre secoli, di “gemellarsi” e di aiutarsi vicendevolmente, dipenderà il futuro di questi due continenti e delle loro popolazioni: l’Europa si svecchierà e si rinnoverà se saprà “fare bene il bene” e saprà tendere la mano all’Africa, che risolverà ed eliminerà il suo atavico problema di povertà se saprà aprirsi in modo serio a questa collaborazione ineludibile con l’Europa.

Il nostro tempo, al di là della bontà di queste riflessioni appena accennate e insufficienti su temi così vasti, impone comunque all’Europa tutta una profonda riflessione su questi numeri, su queste dinamiche. Sia le politiche della sinistra che della destra si sono, in questi decenni, dimostrate drammaticamente insufficiente nella gestione dei flussi migratori.

Fare meglio, alla luce dei continui studi statistici che emergono ed anche della cronaca quotidiana, è semplicemente un Imperativo. È infatti vergognoso che l’Europa, che il Sistema politico e culturale europeo, si riempia la bocca in modo ipocrita e sporco di parole sui diritti umani, quando poi da decenni permette che il Mediterraneo diventi una tomba, quando poi, ancora oggi, migliaia di bambini sotto i 5 anni muoiono di fame giorno dopo giorno, senza che i governi europei ed occidentali impostino serie politiche per cambiare strutturalmente questo Sistema iniquo.

Giacomo Fagiolini