2. Salina, i film e i giorni. Diario di un festival

Venerdì 15 settembre, mattina. Il Centro Congressi del Comune di Malfa è uno spazio ricavato proprio sotto tutta l’ampiezza della sua piazza centrale. Un’agorà sotterranea a quella di superficie. Quasi uno spazio di elaborazione, riflessione interiore della percezione dei fatti, delle manifestazioni esteriori. Un sottosuolo della coscienza e della conoscenza pubblica, Fin dalla prima edizione del Salina Doc Fest, il film documentari in concorso sono proposti al pubblico in questa sala. Due film ogni mattina: il primo alle 10, il secondo alle 12. Dopo la proiezione l’incontro con autrici e autori dei doc. 

After the bridge, alle 10, e The land you belong, alle 12, sono i primi due presentati in questa XVII edizione 2023. Il primo è firmato da Marzia Toscano e Davide Rizzo, il secondo da Elena Rebeca Carini. Entrambe storie che dal sottosuolo non percepito perché caotico, confuso della realtà emergono allo sguardo pubblico. Emersione a mezzo cinema, in quanto precipua arte di dare una forma al caos e condurlo a percepibili, razionalizzabili immagini, voci, suoni. Entrambi i film introdotti da Paola Cassano e Antonio Pezzuto.

After the bridge. Valeria Collina sposa un magrebino e dalla sua Bologna va a vivere a Fez, in Marocco. Youssef Zaghba, suo figlio, va vivere, studiare, lavorare a Londra. Il 3 giugno 2017, alle ore 22,08, a bordo di un furgoncino Renault bianco, insieme ad altri due, inizia a travolgere di proposito i passanti di London Bridge. L’attacco continua poi, uscendo fuori dal mezzo e prendendo a coltellate la gente, finché la polizia non spara, ammazzandoli tutti e tre. Il film mostra il percorso interiore ed esteriore che Veleria tenta di compire per uscire dal labirinto di dolore, dall’incubo buio in cui è precipitata. Tale percorso ci arriva attraverso una rara forza chiaroscurale delle immagini. La cura dell’illuminazione di ogni cosa, volti, mani, animali, oggetti è il vero sottosuolo, sottotetto significante del film. La soglia di transizione tra luce, ombra e buio è la stessa su cui oscilla conscio e inconscio di Valeria. Ma è anche la soglia originaria dell’espressione cinematografica. Un ruolo decisivo giocano le immagini un po’ sgranate dei filmini in pellicola o primi video familiari. In essi vediamo Valeria crescere spensierata nell’amore dei suoi genitori, dedicarsi da ragazza alla danza e al teatro. Una irrealizzata possibilità di vita diversa. Immagini, però, che qui corrispondo a un vero e proprio found footage, ossia alla tecnica cinematografica di ricollocazione dentro un contesto diverso di vecchie immagini ritrovate. E il fatto che le nostre vite, attraverso i nostri device, dispositivi vari, sono ormai seguite da un continuum di scie iconografiche, nebulose d’immagini ci dice che la grande storia generale del mondo sarà sempre più intessuta di tali più piccole storie personali e narrata attraverso loro. Due premi al Biografilm 2023.

The land you belong. La regista filma la vicenda del suo vertiginoso ritorno al futuro e simultaneo precipizio nel passato. Elena Rebeca Carini cresce, gioca, studia, diventa filmaker a Piacenza, ma non è nata lì. Neanche in Italia. E neanche dai suoi genitori. Il signor Carini le ha dato solo il suo cognome. Ma per quanto siano strani gli emiliane nel dare nomi di battesimo, forse a quel Rebeca, con una “c” sola non sarebbero mai arrivati. Quando aveva solo sei mesi è stata adottata in Romania e da Bucarest condotta a Piacenza. Sulla soglia dei trent’anni lei scopre di avere un fratello che vive in Belgio. Risalendo a tutta la documentazione anagrafica disponibile acquisisce la certezza dell’identità della persona e della relazione parentale biologica tra loro. È un po’ più grande di lei, si chiama Gerard. Adottato pure lui, ma verso i sei anni. In Belgio ha studiato musica e oggi è insegnante di chitarra classica. Elena lo rintraccia a Bruxelles, lo chiama e gli propone di tornare insieme in Romania. Il viaggio, chiarisce lei, deve essere anche un road movie. L’intesa è immediata. I due salgono in auto, cinture allacciate, telecamere di bordo in funzione e partono. Raccontandosi, scoprendosi, cercando di dissipare lo schermo della memoria sepolta per proiettarsi su quello futuro del loro ritrovamento. Anche in questo film giocano un ruolo fondamentale le immagini dei filmini e video familiari. Per Gerard, addirittura, c’è la registrazione di una trasmissione della TV nazionale che ha ripreso la cerimonia ufficiale dell’adozione, promossa dalle istituzioni del tempo, di molti bambini, tra cui anche lui. Nel corso del viaggio Gerard mostra il suo carattere più sicuro, una maggiore chiarezza e assenza di tormenti su passato, presente e futuro. Ossia, si svela davvero quale autentico fratello maggiore, guida, Virgilio per le incertezze, gli smarrimenti, i timori della sorella più piccola. Le dice che l’accompagnerà fino alla soglia dell’incontro con la madre biologica e le aprirà la porta. Alla vigilia immediata di quel momento, però, Elena decide di andare da sola. Come nei veri grandi film il cruciale faccia a faccia della narrazione deve essere sempre affrontato singolarmente. Elena, infatti, ha una certezza. E la aveva espressa, scattandosi un selfie con Gerard proprio alla frontiera d’ingresso in Romania. Davanti alla bandiera nazionale e a una grande rappresentazione di Cristo, al momento dello scatto fa il segno della vittoria esclama: “Anche lui è un adottivo”. Davvero un gran bel film appassionante e ricco di altre svolte e colpi di scena. Anche coinvolgente, perché mette ognuno di noi di fronte allo specchio della nostra vera nuda identità, essenza spogliata dalla circostanza familiare, sociale nella quale ci siamo trovati aggettati, ossia non per nostra volontà trovati a esistere. Premiato al Biografilm 2023.

Pomeriggio. Santa Marina. Ore 15. Inizio della retrospettiva dedicata alla regista Firouzeh Khosrovani, presente al Fest. È stato proiettato il doc del 2014 Profession: Docomentarist, da lei ideato e realizzato insieme a sei altre registe che nel loro impegno di testimonianza cinematografica devono fare i conti, sottostare, sfuggire ai divieti imposti dal potere politico-religioso. 

Ore 18. La degustazione del vino prodotto dalla Cantina Fenech ha accompagnato la conversazione, condotta da Enrico Magrelli, con Valeria Golino e Francesca Marciano, regista e sceneggiatrice della serie TV L’arte della gioia, ispirata all’omonimo romanzo, definito disubbidiente, di Goliarda Sapienza.

Sera. Malfa, Piazza Centrale. Ore 21.30. assegnazione a Valeria Golino del Premio Siae, a Francesca Marciano del Premio Ravesi. Ore 22: Proiezione del film Miele, di Valeria Golino, con Jasmine Trinca (2013).

Riccardo Tavani