La follia del mondo
La follia del mondo e la cecità della saggezza. L’avidità scambiata per amore e l’amore scambiato per avidità. Il buio delle anime (nere) sopprime ed emargina la purezza del sentimento (bianco) in un mondo dove non c’è posto per la fratellanza, ma solo odio per gestire il potere.
Al teatro Quirino di Roma “Aspettando Re Lear” messo in scena e interpretato da Alessandro Preziosi e Nando Paone, con Roberto Manzi, Arianna Primavera e Valerio Ameli, con opere in scena del maestro Michelangelo Pistoletto e le musiche originali di Giacomo Vezzani.
Re Lear, l’opera più teatrale di Shakespeare, dove il linguaggio di Alessandro Preziosi raggiunge una altissima intensità espressiva, condivisa con una fantastica Arianna Primavera nel ruolo dell’amore puro e disinteressato, in cui esprime se stessa oltre se stessa, incarnando le vesti bianche della figlia ripudiata. Così il conte di Gloucester, Nando Paone esprime il dramma umano dell’accondiscimento dell’essere succubi senza ribellarsi, fino alla presa di coscienza: divenire cieco per aprire gli occhi.
Alessandro Preziosi (Re Lear) declina la follia in tutte le sue varianti, personaggi barbaramente malvagi ordiscono complotti in spregio ai naturali vincoli familiari, di sangue. Tutti contro tutti. Fratelli contro sorelle. Una guerra civile di famiglia a rappresentare gli eccidi e i genocidi attuali in ogni luogo del mondo. Mette in scena la contemporaneità del dramma, sempre uguale dal 1605 circa, ma sempre diversa. Il potere, un mostro a più teste, gestito dalla follia stolta di un Re incapace di amare. Da contraltare la follia buona della figlia ripudiata che ama sinceramente il padre, l’unica in grado, alla fine, di riportare Preziosi/Lear dentro l’alveo umano dell’amore paterno.
Una storia sconvolgente, densa di attualità, di tematiche, di riflessioni profonde dei personaggi, interpretata con estro e capacità creativa da ognuno. Le musiche spezzano e riannodano il filo della follia rendendo più folle ogni gesto o parola. Ogni personaggio è se stesso, ben costruito e delineato, dentro un meccanismo ben funzionale, tutto si incastra alla perfezione. Le descrizioni dei profili psicologici sono talmente credibili da trasmettere al pubblico tutto il livore, l’odio, la gelosia, l’invidia, consanguinea dai tempi di Caino e Abele, ma non per questo giustificata. Il ruolo di Arianna Primavera è di rimettere al centro del dramma umano, familiare, ma soprattutto globale, la forza dell’amore e della fratellanza, per restituire, oltre ogni pazzia, all’essere umano la sua umanità.
La pazzia di Re Lear, ci dice Preziosi, è l’ancora di salvezza in grado di fargli capire ciò che non ha capito nel periodo della relativa sanità mentale. Non comprende la vera natura delle figlie e delle scelte, ma con l’avvento della pazzia realizza ogni cosa e scopre l’amore della terza figlia, che con un colpo di scena da gran maestro, restituisce alla vita, nel finale, abbracciandola. Coup de théâtre, che a noi piace perché ci dà la speranza che l’amore possa vincere sulla violenza del potere e della guerra.
Claudio Caldarelli