7 psicopatici – Martin McDonagh
Dopo la visione di questa pellicola, non posso che consigliarvi di guardare tutta la filmografia di Martin McDonagh. Vi ci vorranno poche ore visto che consta solo di un altro film, In Bruges, e di un cortometraggio, entrambi bellissimi. In entrambi i casi il regista riuscì ad aggiucarsi qualche prestigioso premio ed a stupire il suo pubblico. Qualcosa però deve essere andato storto, perché mentre i film come i suoi vengono quasi ignorati, dilagano le commedie romantiche improntate tutte sullo stesso canovaccio. Guardatelo e poi ditemi cosa si può desiderare di più. 7 psicopatici è un film nel film che costruisce un meccanismo perfetto sulle tempistiche ed il gioco di rimandi. Uno scrittore, in crisi creativa, accetta i suggerimenti di un amico per il suo nuovo romanzo dal titolo 7 psicopatici e le idee arrivano in quantità, in parte dal vissuto, in parte da stralci di giornale. Poco alla volta, senza nemmeno rendersene conto, la trama del libro si trasforma in quella del film, accompagnando i personaggi della finzione letteraria all’interno di quella filmica e spiazzando lo spettatore che non sa più dove finisca l’una ed inizi l’altra, né dove possa andare a parare questa messa in scena sopra le righe. Fin qui, siamo alla trama, alla sceneggiatura e c’è già di che leccarsi i baffi. Aggiungete poi un cast di attori spettacolare che vanta un Sam Rockwell in uno di quei ruoli disegnati per lui, un Colin Farrell sempre efficace, un intoccabile Christopher Walken ed un grandioso Woody Harrelson. Mescolate tutto con una massiccia dose di pulp e qualche sfumatura noir, senza dimenticare dei dialoghi effervescenti ed un ritmo sostenuto e arriverete al finale veleggiando lieti attraverso quasi due ore di puro cinema. Certo, l’avesse fatto Tarantino ora parleremmo di capolavoro, mentre qui c’è da accontentarsi di un anonimo Martin McDonagh che ha firmato solo una perla come In Bruges, vittima di una colpevole e grave indifferenza.
di Marco Camillieri