L’uguaglianza americana nel nome della violenza?

Guido falociSulla vendetta alle uccisioni di neri da parte di poliziotti americani

Recentemente abbiamo assistito all’ennesimo omicidio da parte di poliziotti americani, nei confronti di un cittadino nero, come altre volte documentato da una ripresa di cellulare. Però, il video della compagna di Alton Sterling, l’automobilista ucciso dai poliziotti, nell’area metropolitana di Minneapolis, questa volta ha raccontato qualcosa di nuovo: la freddezza con cui lei ha risposto loro ed ha ripreso i fatti dopo quell’uccisione, denotano un cambio di mentalità, quella di chi non è più disposto ad accettare un ruolo di “vittima”.
Pochi giorni dopo, a Dallas, il venticinquenne riservista e reduce dall’Afganistan, Micha Xavier Johonson, appostatosi come un cecchino, ha ucciso ben 5 poliziotti bianchi e ne ha feriti altri 7, durante una marcia di protesta per l’uccisione di due cittadini neri, da parte delle forze dell’ordine. Dopo la sua uccisione, non è chiaro se costui fosse lo squilibrato che le autorità vogliono dipingere, né se i contenuti della pagina Facebook a lui attribuita (attualmente inaccessibile) fossero quelli di un simpatizzante o quelli di un militante del Black Power, ma sicura è la sue rabbia per quelle uccisioni.
Nonostante pochi anni fa abbiano eletto una persona di colore alla presidenza, gli americani (quelli veri, quelli bianchi…) non hanno mai fatto realmente pace con “gli altri”. Il loro uso di termini quali afro-americano, o ispano-americano, in fondo denotano “un’altreità”, rispetto all’idea WASP (White Anglo-Saxon Protestant) che gli americani hanno di se stessi. Anche solo il fatto che uno xenofobo come Donald Trump, possa ancora vincere le prossime elezioni presidenziali, dovrebbe essere motivo di riflessione.
Oggi, però, con questi ultimi fatti il popolo nero sta dimostrando che in un’America in cui i suoi cittadini non siano come tutti gli altri, l’eguaglianza va presa con determinazione, anche quella d’inchiodare mediaticamente quei violenti in uniforme. Ma, poiché la libera detenzione di armi, è comunque sempre un incentivo ad usarle, qualcuno può portare avanti quella determinazione commettendo la stessa violenza subita dal proprio popolo, pur di ottenere rispetto, di saziare il bisogno di vendetta, poiché la giustizia assolve troppo facilmente chi sbaglia in uniforme.
C’è chi dice che con l’elezione di Obama, gli americani abbiano esaurito la loro spinta egualitaria e che il ripetersi di certi fatti di cronaca sia una sua sconfitta. Ma forse, l’elezione di Obama ha rappresentato solo un altro passo, quello della consapevolezza, quello del raccontare la verità invece di nasconderla. Ma l’uguaglianza tra più popoli, tra più razze che debbano convivere, per quanto potere questo possa avere, non può dipendere da un solo uomo: occorre andare oltre la tolleranza, occorre arrivare ad un reale e diffuso sentimento di uguaglianza, cioè la fratellanza.
Di certo, non sarà imbracciando un fucile e ammazzando dei poliziotti bianchi, comportandosi come quelli che uccidono i neri, che si potrà ottenere l’uguaglianza razziale negli Stati Uniti. Ma forse, anche da questa assurda violenza potrà nascere quel momento di riflessione, che porta i popoli ad evolversi. C’è solo da augurarsi che questi morti siano gli ultimi, prima d’iniziare una nuova pagina per la democrazia americana.

di Mario Guido Faloci

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