Scende il gelo sui senza tetto

Sono invisibili, ma quando cala il gelo è come se d’improvviso ne scorgessimo la condensa del fiato e realizzassimo che lì c’è qualcuno che respira. O forse è solo la nostra coscienza che ogni tanto suona la sveglia e ci ricorda che esistono persone che non hanno nient’altro che i vestiti che indossano e qualche cartone per coprirsi la notte. Sono i clochard, i senzatetto, quelli che una volta chiamavamo “barboni”. Un popolo che l’Istat ha recentemente stimato intorno alle 50.000 unità in Italia. Il 58% sono stranieri, l’85% uomini, il 76% vivono soli. La maggior parte (56%) è concentrata nelle regioni del Nord, l’età media 44 anni, e quelli che da più di quattro non hanno un tetto sulla testa sono 11.000. Le cifre, certo. Ma ce n’è una che colpisce più di tutte: il 33% di loro è in possesso di un diploma di scuola superiore. Insomma un terzo del totale è anche istruito. Sì perchè a volte basta basta poco. Un licenziamento, una causa di separazione, gli alimenti per l’ex-moglie e i figli, la non reversibilità di una pensione – et voilà – ci si ritrova col sedere per terra su qualche marciapiede. In senso letterale. In questi giorni di freddo polare, poi, dei senzatetto si è parlato più del solito. Anzi se n’è parlato e basta, perchè di solito non se ne parla mai. E di storie nella storia ce ne sono state parecchie dall’epilogo triste. Come quella del clochard morto a Latina, davanti alla parrocchia dell’Immacolata, a pochi metri dal centro della città. O quello morto a Milano in un palazzo abbandonato. E poi ancora, Firenze, Aversa, Avellino, Messina. Sei morti in pochi giorni. Per tutti, il decesso è avvenuto causa assideramento, e l’autopsia disposta dalle autorità in alcuni casi è stata solo un pro forma. In molte città la catena della solidarietà si è subito attivata, con la mobilitazione di Croce Rossa e associazioni di volontari che hanno portarto aiuto a queste persone esposte alle rigidissime temperature di questi giorni. Coperte, vestiti, biscotti, qualcosa di caldo da bere. A Roma il Campidoglio ha disposto che alcune stazioni della metropolitana restassero aperte per offrire rifugio a chi ne avesse bisogno. Ma molti senzatetto spesso rifiutano di abbandonare la loro nicchia per non vedersela occupare da qualcun’altro durante l’assenza. E a volte neanche accettano viveri o altri tipi d’aiuto, perchè insomma un orgoglio ce l’hanno e per alcuni è più dignitoso procacciarsi i beni di prima necessità da soli, magari frugando nei cassonetti, piuttosto che prenderli dalle mani degli altri. Parliamo di uomini, non di cagnolini. Anche il Vaticano è sceso in campo offrendo sacchi a pelo iperresistenti al freddo e auto-dormitorio per coloro che non volessero muoversi da dove stazionano di solito. Perchè nel mondo dei clochard vige il risiko delle postazioni, ma in caso di diatribe o contenziosi per un posto, vale la legge del più forte o di chi ha più fortuna. Quella che per il momento arride a noi che una casa e una moglie ancora ce l’abbiamo.

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