Per non dimenticare il 25 aprile

Era il 25 aprile 1945, quando Sandro Pertini lanciò per radio la mobilitazione finale per la liberazione dal fascismo:
“Cittadini, lavoratori, sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine”…

Settantadue anni fa. Da quella lotta, dalla Resistenza nasceva il diritto ad essere liberi del nostro futuro, nasceva con un lavoro insieme, di tutte le forze democratiche, la carta dei nostri diritti e dei nostri doveri, la nostra Costituzione.

Liberi dalla dittatura. Sarebbe stato comodo, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, attendere passivamente che le forze anglofrancoamericane (“gli alleati”, come vennero chiamati) liberassero il paese dalla repubblica di Salò e dall’occupazione tedesca. Ma alla fine saremmo stati una colonia, una nazione vinta, senza diritti.

Non fu così, non poteva essere così. Gli uomini e le donne che andarono in montagna, che pagarono con il sangue la loro scelta, dimostrarono che c’era un’altra Italia, democratica, consapevole della propria dignità., capace di impegnarsi, di combattere per un futuro di democrazia e di libertà.

Fu una lotta, quella della Resistenza, che fu una vera “guerra di popolo”.
Che partì dal nulla, non c’erano strutture organizzative di riferimento.
Che fu un rifiuto della codardia del re e delle forze conservatrici fuggite a Salerno, abbandonando gran parte del territorio nazionale.
Che, nonostante i risultati conseguiti, mai ebbe un formale riconoscimento da parte degli “alleati”.

Fece conoscere, la Resistenza, un’Italia molto diversa da quella delle camicie nere e dei discorsi stentorei del duce.
Un’Italia che aveva subito una dittatura, ma non l’aveva condivisa.
Che con l’impegno forte per due anni su tutto il territorio occupato dai tedeschi, fu una presenza reale, che consentì a De Gasperi di dire alla Conferenza di Pace di Parigi:
“Sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova repubblica”…

Anni intensi, quelli dopo il 25 aprile 1945. Che portarono vari risultati.
Il voto alle donne, per la prima volta in Italia.
La Repubblica nata con il referendum, con la cacciata dei Savoia.
La Costituzione, dopo il lavoro di un anno, e realizzata insieme con il contributo e la collaborazione di tutte le forze politiche.

Ma non tutto andò per il verso giusto, per realizzare una vera repubblica democratica fondata sul lavoro. Lo scontro Usa-Urss comportò la rottura dei rapporti tra le forze politiche nazionali. E l’amnistia del 1946 non consentì l’epurazione della Magistratura e degli apparati amministrativi nominati al tempo del fascismo, con conseguente ostilità verso il nuovo corso.

Passa il tempo, si stempera la memoria di quanto è stato fatto.
“Avevamo vent’anni”, ha scritto Italo Calvino in “Oltre il ponte”, aggiungendo:
..“Ormai tutti han famiglia hanno figli
Che non sanno la storia di ieri”..

E la delusione è stata ricordata in tanti modi. Come nella “Ballata dell’ex” di Sergio Endrigo, o con i versi di Mario Tobino:
..“Con pena, con lunga ritrosia ci ricredemmo
Rimane in noi il giglio di quell’amore”.

25 aprile 1945, non possiamo, non dobbiamo dimenticare.
Dobbiamo ricordarlo, noi dell’altro secolo, ai giovani di oggi.
In memoria, con amore per quanti si batterono, per quanti morirono per noi.
Per farci liberi cittadini di una repubblica fondata sul lavoro.

di Carlo Faloci