Papa Francesco e la riforma della struttura ecclesiale
Quando il C9, il Consiglio dei Cardinali per la riforma della curia, si sente in dovere di esprimere solidarietà all’uomo venuto dalla fine del mondo.
Uno degli impegni primari di papa Francesco è quello della riforma della struttura ecclesiale, con particolare riferimento alla curia vaticana, avendo come elementi fondanti lo spirito missionario e la sinodalità.
C’è davvero qualcosa di drammatico, nella volontà di rinnovamento di papa Francesco, se il C9, nella 17° riunione del febbraio u.s., ha ritenuto di esprimergli il ringraziamento per il forte discorso di Natale rivolto alla curia a tutti i livelli il 22 dicembre 2016, riconoscendo in esso incoraggiamento ed indirizzo pei i propri lavori.
Ed inoltre, “in relazione a recenti avvenimenti”, dando il il pieno appoggio al lavoro del pontefice, assicurando l’adesione e il sostegno pieno alla sua persona e al Magistero.
Qualcosa di drammatico, oltre tutto se si collega alle sensazioni di un pontificato breve più volte espresse dal papa.
Come se le dimissioni di Benedetto XVI° non siano bastate, per le contrapposte posizioni all’interno della chiesa cattolica.
Come se “i recenti avvenimenti” siano un segno inequivocabile di una opposizione dura e irriducibile al messaggio di amore voluto dal Concilio Vaticano Secondo verso Dio, verso la Chiesa, per tutte le donne e gli uomini della terra. Che è il messaggio riproposto da Bergoglio dopo decenni di speranze deluse e di oscuramento delle scelte.
Una opposizione tutta in difesa del potere esercitato nei secoli in piena connivenza con i potenti della terra, senza considerazione, senza pietà per i poveri per gli invisibili, per gli ultimi della terra.
Di questa ostilità si hanno tanti segni, come l’opposizione – che dura da oltre un anno – ad una decisione riguardo a Medjugorie, dove vengono ricevuti comunicati della madonna il giorno 25 di ogni mese.
Come il rallentamento dei lavori del C9, anche dopo la 17° riunione, nella quale era stata presentata documenti finali relativi ai Dipartimenti: 1) Dottrina della fede; 2) Vita consacrata; 3) Cause Santi; 4) Promozione unità dei cristiani.
In effetti, non sono bastati per i dipartimenti: 1) Evangelizzazione dei popoli; 2) Chiese Orientali; 3) Vescovi; 4) Segreteria di Stato, neppure le discussioni svolte e gli approfondimenti previsti nella 18° riunione (13-15 febbraio u.s.).
Anzi, nel corso della 19° riunione (24-26aprile), sono continuati i lavori solo sulla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.
Ancor più, dalle comunicazioni del direttore della sala stampa vaticana, al termine della riunione, si è appreso che “la bozza della nuova costituzione apostolica sulla curia romana sta prendendo forma, ma per il momento non ci sono date sulla conclusione del processo”.
Non ci sono date sulla conclusione del progetto.
Sono parole pesanti, che danno il segno delle resistenze che si oppongono al ritorno alla chiesa delle origini. Alla proposta di un cammino di spiritualità che si propone, non si impone al mondo.
Ma papa Francesco non si arrende. Sa di avere innescato un processo irreversibile. Verso una trasformazione del sistema del profitto in una società della fraternità e della sorellanza, solidale e consapevole dei diritti e dei doveri di tutte le donne e gli uomini della terra.
E porta ogni giorno il suo popolo a riflettere sulle persone che hanno dato un contributo per questo cammino di crescita dell’umanità.
Con un articolo per l’anniversario di Gramsci (Franco Lo Piparo, Osservatore Romano del 26-04-2017).
Con una preghiera sulla tomba di un povero prete, don Mazzolari, per tanti anni considerato pericoloso dalle gerarchie ecclesiastiche per il suo spirito missionario verso i lontani, partigiano, pacifista con la giustizia che è l’altra faccia della pace, profeta della chiesa dei poveri.
Con una preghiera sulla tomba di don Milani, esiliato in una parrocchia di montagna anche lui con contrasti con l’ambiente vescovile, con la sua scuola di vita pratica, con la sua nonviolenza “l’obbedienza non è più una virtù” e la sua scuola della vita “lettera ad una professoressa”, profeta della solidarietà tra gli ultimi della terra.
Un uomo che conta, per tutti, credenti e non credenti.
Un uomo profeta del nuovo umanesimo.
Non chiamatelo santo padre, vi prego. Chiamatelo pontefice.
di Carlo Faloci