I sogni (forse) infranti dei Dreamers, gli americani illegali

Lo scorso 5 settembre Donald Trump ha annunciato, come promesso in campagna elettorale, la fine del Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), uno strumento amministrativo che per due anni, previa richiesta e con possibilità di rinnovo, sospende la deportazione e autorizza a lavorare o a studiare chi è giunto illegalmente in America da bambino se ha completato la scuola negli USA e ha la fedina penale pulita.

 Negli Stati Uniti vivono infatti circa 800.000 ragazzi e ragazze, giovani adulti ed adulte che, giunti illegalmente nel Paese insieme ai genitori quando erano bambini, se non talvolta neonati, lì sono poi cresciuti e hanno studiato. Per la attuale legge americana il loro status è e rimarrà sempre quello di irregolari: non è prevista infatti alcuna possibilità di regolarizzazione o di riconoscimento della cittadinanza per una persona che sia entrata negli USA in maniera illegale (ad esclusione dell’asilo politico, il cui riconoscimente richiede all’incirca dai 7 ai 10 anni). Questi ragazzi sono i Dreamers: di fatto americani, ma su carta immigrati irregolari da paesi che non hanno mai veramente conosciuto. Dreamers perché il sogno americano possono ancora solo sognarlo. Dreamers dal DREAM Act, la proposta di legge che se approvata creerebbe una modalità di accesso alla cittadinanza per tutti i ragazzi giunti negli Stati Uniti prima dei 16 anni e ivi diplomatisi che decidessero di intraprendere l’università o di prestare servizio militare. Del DREAM Act però si discute dal 2001, senza alcun risultato.

 E’ proprio nell’impossibilità di vederlo approvato che nel 2012 l’amministrazione Obama ha istituito come palliativo il DACA, la cui cancellazione avrà pieno effetto tra sei mesi. Questo significa che le (eventuali, quanto improbabili, trattandosi di un totale di circa 800.000 Dreamers) deportazioni non avranno inizio fino a quella data e che chi è già titolare del permesso potrà ancora, fino a marzo 2018, effettuare il rinnovo, mentre nessuna nuova domanda verrà presa in considerazione. Al Congresso sono quindi stati concessi sei mesi di tempo per approvare una legge che governi il fenomeno dei Dreamers, una categoria che gode del supporto di circa due terzi degli americani, che non ritengono giusto punire delle persone per un atto, quello dell’immigrazione illegale, fondamentalmente compiuto dai loro genitori. E’ proprio per questo che forse, nonostante la straziante incertezza in cui si trova adesso, la condizione di chi è giunto negli USA illegalmente da bambino potrebbe finalmente subire una svolta positiva grazie ad una nuova legge che dovrà necessariamente essere approvata.

 A seguito dell’annuncio di Trump, proteste si sono levate in tutto il Paese e richieste di non chiudere il programma sono giunte tramite lettera aperta a Donald Trump da parte di leader del settore tech come Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg (Facebook), Tim Cook (Apple), Meg Whitman (Hewlett-Packard), Jack Dorsey (Twitter), così come da molte altre grandi aziende tra cui Google, Uber, GoFundMe, Tumblr e altre più piccole. Il Presidente uscente Barack Obama ha anche infranto il protocollo che imporrebbe il silenzio sulle decisioni del Presidente entrante, pubblicando un lungo post su Facebook riguardo la decisione di Trump. Mercoledì 13 settembre Trump ha incontrato in una cena alla casa bianca i due massimi esponenti democratici al Congresso, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, che hanno poi dichiarato di aver discusso ed essere vicini ad un accordo sul DACA. Al momento (14 settembre) non si hanno altre notizie, ma si attendono ulteriori svolte nei prossimi giorni e mesi.

di Giulia Montefiore

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