Non tutto è oro quel che luccica

Lo diceva anche Shakespeare: “All that glisters is not gold”. Il concetto è universalmente noto, quindi siamo avvertiti.

Per esempio, l’espressione “piano Mattei” è molto luccicante. In realtà il piano di Mattei mirava a rendersi indipendenti dalle cosiddette 7 sorelle, cioè le multinazionali anglo americane del petrolio, dominatrici del mercato, per ottenere una “fonte energetica a basso costo come il petrolio” (il virgolettato è proprio del fondatore dell’ENI) per le esigenze dell’industria e dell’economia italiana. All’epoca di Mattei si pensava così, non c’era consapevolezza di provocare l’effetto serra e il cambiamento climatico. Solo che da allora (Mattei è morto, probabilmente ucciso, nel 1962) sono cambiate molte cose. Oggi le fonti fossili, gas compreso, non sono per niente a buon mercato, ma hanno un costo proibitivo: la rovina dell’ecosistema terra, la probabile fine della civiltà umana per come la conosciamo. Esagero? Non direi, visto che il segretario generale dell’ONU Guterres ha definito “una follia” continuare sulla via dei combustibili fossili. E credo che pesi le parole, quando parla in situazioni pubbliche e ufficiali.

Quindi il cosiddetto piano Mattei, anche se apparentemente brilla, è solo un pezzo di stagnola.

La crescita del nostro PIL, la più alta d’Europa in questo scorcio di 2023, ha anche un’apparenza molto brillante. Sembra voler testimoniare di un’economia solida e in espansione. A ben vedere, però, si basa sul solito meccanismo: il valore reale dei salari si è molto ridotto, l’imprenditore italiano paga i suoi dipendenti 3.560 € l’anno in meno rispetto alla media europea, 10.184 € in meno rispetto ai francesi e 14.453 € in meno rispetto ai tedeschi. Mi sembra un bel vantaggio competitivo a favore della nostra economia, peccato che sia totalmente a spese del lavoro dipendente. Conseguenza della stagnazione dei salari a livelli così bassi, è che la domanda interna continua ad essere bassa, cosa che rende la nostra economia fragile, nonostante il recente exploit. Ma poi, non dimentichiamo che il lavoro dipendente sostiene l’80% delle entrate IRPEF dello Stato e l‘86% dei contributi INPS. Come dire che i lavoratori più poveri d’Europa tengono in piedi pensioni e conti pubblici italiani.

Infine, poche cose brillano come i BTP Valore, che sono stati acquistati per un totale di oltre 17 miliardi di euro. È vero che questo è segno di fiducia nella solvibilità dell’Italia, ma è altrettanto vero che il rendimento elevato ne ha reso inevitabile il successo. Così il nostro Paese, già indebitatissimo, ha contratto un altro (inevitabile?) debito, per il quale pagherà un interesse salato. Molto più salato del tanto aborrito MES.

Questo fatto nasconde un paradosso. Si sa che l’Italia è seconda solo alla Grecia per il debito pubblico (144% del PIL), mentre la nostra ricchezza privata supera di gran lunga quella media europea, quella tedesca e francese. L’operazione dei BTP Valore farà aumentare il debito pubblico, che non ne avrebbe bisogno, ma aumenterà (almeno apparentemente) la ricchezza dei privati. Eppure qualunque economista capisce che un eventuale spostamento di ricchezza dovrebbe andare nel senso inverso, se si vuole che il benessere cresca.

Ora, se un privato paga le tasse, da una parte incasserà il rendimento dei BTP, dall’altra finanzierà quel rendimento: come dire che crederà di aver guadagnato, ma in realtà ci andrà in pari. Perché quel 4% di rendita dei BTP si paga con la fiscalità. Se invece un privato non paga le tasse, il suo guadagno sarà netto.

Sembra assurdo, paradossale, ma pensateci su e vedrete che è del tutto vero. Comunque, continua la perversa volontà di non colpire l’evasione delle tasse, definite come “pizzo di stato”: ma l’evasione contribuisce per quasi 100 miliardi a quella ricchezza privata.

Mentre scrivo queste righe, è giunta la notizia della morte di Berlusconi. Il 14 ci saranno (ci sono stati, per voi che leggete) i funerali di stato e il lutto nazionale, con le bandiere a mezz’asta dovunque, tranne che all’Università per Stranieri di Siena, il cui rettore ha deciso un atto di disobbedienza civile. Personalmente non mi dispiace che ci sia questa piccola eccezione al generale sbrilluccichio delle pubbliche celebrazioni della figura dell’ex Cavaliere. D’altronde “de mortuis nihil nisi bonum”, “parce sepulto” e via dicendo con i proverbi. E questo mi lega la lingua, altrimenti potrei dire qualcosa anch’io!

Cesare Pirozzi