Ostia, se sdegno e ipocrisia la fanno da padroni

Ben altro che una testata sul volto rischiano Federica Angeli, giornalista di Repubblica che da più di quattro anni vive sotto scorta per le sue inchieste sulla mala del litorale romano e per essere stata testimone oculare di uno scontro a fuoco; o Lirio Abbate, cronista e saggista più volte minacciato per i suoi servizi su Mafia Capitale. E sono solo due esempi tra i tanti.

Tuttavia il filmato della capocciata sul setto nasale rifilata da Roberto Spada all’inviato della trasmissione di Rai2 “Nemo” Daniele Piervincenzi ha squarciato un velo nell’opinione pubblica, da sempre sonnacchiosa e in parte fatalista quando si parla di controllo del territorio da parte delle mafie: succede a Ostia, ma succede ovunque. Sono tante le Ostia sparse per lo Stivale. E così una questione prettamente locale, come può esserlo il municipio di una grande città, sia pure la Capitale, è diventata nazionale. Sono tante le Ostia e sono tanti i Roberto Spada che, come ha scritto il GIP nell’ordinanza d’arresto, per rimarcare il loro predominio non lesinano dimostrazioni di forza gratuite in pubblico. Così chiare che neanche Piervincenzi e il suo cameraman hanno sporto denuncia: lo sanno che farlo avrebbe significato scavarsi la fossa da soli.

Purtroppo lo sdegno generalizzato durerà poco, il tempo di spegnere i riflettori sulle elezioni municipali il cui ballottaggio si svolgerà tra pochi giorni, e poi torneremo tutti ad affollare ristoranti e stabilimenti in mano alle cosche, con buona pace dei giornalisti minacciati ma anche di quelli che prendono “solo” una testata sul naso. “Ah ma io non lo sapevo”, si obbietterà. Eh no, non regge, oggi chiunque che sia minimamente interessato alla questione può risalire ai nomi di quei locali, basta una ricerca in rete o semplicemente conoscere qualcuno che a Ostia ci vive ed è al corrente della vulgata. E allora, per una volta, facciamola ‘sta disobbedienza civile, per quanto simbolica possa essere: teniamocene alla larga.

di Valerio Di Marco