Trattativa Stato-mafia: la requisitoria del pm Di Matteo

Dopo quattro anni, si avvia a conclusione il processo trattativa Stato-mafia, che si celebra davanti alla corte d’assise di Palermo nell’aula bunker dell’Ucciardone. Il pm Nino Di Matteo nella requisitoria, ricorda le parole del pentito Salvatore Cancemi e la riunione in cui fu ordinata la strage dimvia D’Amelio in cui morirono il giudice Borsellino e la sua scorta.

Le parole di Cancemi su Berlusconi e Marcelll Dell’Utri, scandite da Di Matteo risuonano nell’aula, attraversano il periodo temporale che va dalla strage di Capaci, assassinio di Falcone, alla strage di via D’Amelio. Racconta il pm antimafia che dopo la strage di Falcone a Capaci, il 23 maggio del 1992, ci fu una accellerazione sul versante stragista. Totò Riina, il boss dei boss, deceduto recentemente in carcere, ordinò subito la morte di Paolo Borsellino, appena 52 giorni dopo Falcone. Di Matteo cerca di spiegare con le parole del pentito Cancemi, le dinamiche di quei terribili giorni, davanti al presidente della corte Alfredo Montalto.

Il pentito Salvatore Cancemi, morto nel 2011, iniziò a parlare nel 1999 per la prima volta. di cosa gli disse il boss Totò Riina, di una riunione con gli altri boss avvenuta nel giugno 1992. In quella riunione, secondo Cancemi, Riina affermò che bisognava pasare alla fase esecutiva e uccidere Paolo Borsellino. Ma Totò Riina, in quella riunione, disse anche altre cose, sempre secondo il pentito Cancemi. Il pm Di Matteo, ricostruisce minuziosamente i fatti in base alle parole del pentito: Cancemi aggiunse che Riina fece riferimento nella stessa riunione ai rapporti che Riina diceva di averecon Berlusconi e con Marcello Dell’Utri che Riina definiva un bene per tutta Cosa Nostra. Rapporti che dovevano essere coltivati, diceva Riina in quella stessa riunione, ora e in futuro. Sono dichiaraziini di un collaboratore di giustizia, ritenute credibili dai pm ma da prendere, come sempre, con tutte le cautele possibili. Tenuto conto che Cancemi rivelò ai magistrati queste dichiarazioni esplosive solo dopo molti anni dopo rospettl all’inizio della collaborazione. Di Matteo chiarisce che “Cancemi ricollega questo ritardo proprio alla particolare delicatezza delle questioni trattate nel giugno 1992, nel momento in cui Riina impose l’improvvisa accellerazione di Borsellino.

Cancemi dice: mi sono reso conto che queste cose erano troppo delicate perchè nella stessa occasione in cui Riina si assumeva la responsabilità di uccidere subito Paolo Borsellino, parlava anche di altre persone che dovevano recepire le richieste del ‘papello’ ( un foglio dove Riina aveva scritto le richieste della mafia ai carabinieri durante la trattativa) e parlava ancora dei rapporti con Berlusconi e Dell’Utri come un bene per tutta Cosa Nostra”. Di Matteo dice che le rivelazioni sono da considerare importanti proprio perchè tardive e specifica che :”…dal cuore di Cosa Nostra, dal gruppo direttivo, dalla testimonianza diretta di chi ha partecipato alla riunione ristretta del gruppo stragista più puro, emerge un dato: nella stessa riunione nella quale Riina si assunse la responsabilità di organizzare una seconda strage per uccidere Borsellino, fece espresso riferimento all’opportunità per tutta Cosa Nostra di appoggiare ora e in futuro Berlusconi e Dell’Utri.” Aggiunge il pm che le parole di Cancemi del 1999 trovano conferma 17 anni dopo in quelle pronunciate in carcere da Giuseppe Graviano mentre è intercettato.

Alla luce di queste nuove rivelazioni, dovranno essere riaperte alcune indagini sui mandanti occulti delle stragi. Il processo riprenderà a gennaio fino alle richieste finali.

di Claudio Caldarelli

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