Tracey Crouch: ministro della solitudine

La nostra è la cosi detta epoca digitale; l’epoca di internet, di Facebook, di Instagram. L’epoca della condivisione alla portata di tutti, l’epoca in cui è possibile interagire in tempo reale col mondo intero. Possiamo condividere con un semplice click ogni tipo di informazione, pensieri, immagini, emozioni, nutrire il nostro “ego” con i “like” che riceviamo all’interno della “community”, in cui lo status sociale è determinato dal maggiore numero di “followers”, o amici virtuali, con i quali stringere amicizie altrettanto, spesso, virtuali.

Nell’epoca in cui le relazioni sociali non conoscono più confini di distanze e di tempo, e la dimensione “social” sembra essere oramai l’unica dimensione esistente, sembra impossibile immaginare che qualcuno al mondo possa essere solo. Eppure mai come in questo momento la solitudine è una piaga che colpisce un numero impressionante di persone, tale da renderla una vera e propria emergenza e da richiedere mirate azioni di intervento. Così, in Gran Bretagna, viene eletto il primo “Ministro della solitudine”: Tracey Crouch, chiamata ad affrontare un problema che riguarda nove milioni di persone, costrette a vivere in un contesto isolato, spesso senza parlare per giorni, se non addirittura settimane, con anima viva. Situazione, questa, destinata a peggiorare con i mesi invernali, in cui le condizioni climatiche, di fatto, azzerano la vita sociale. Parte di questi nove milioni sono, ovviamente anziani: si stima che la metà degli over 75 viva da solo, per un totale di circa due milioni di cittadini. Già precedentemente la deputata laburista Jo Cox, uccisa nel 2016 da un fanatico di estrema destra, aveva intuito la portata di questo problema non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche sanitario. Da uno studio condotto lo scorso anno, infatti, è emerso che gli effetti sulla salute di questa condizione di isolamento sono abbastanza preoccupanti, pari agli effetti di quindici sigarette al giorno.

Il nuovo ministro sarà chiamato quindi a continuare il progetto già iniziato dal suo predecessore in collaborazione con la “Commissione Jo Cox” (così chiamata in onore della deputata assassinata), che per circa un anno ha lavorato con decine di enti di beneficienza raccogliendo dati e idee, e ascoltando le più disparate categorie di persone (anziani, disabili, bambini, rifugiati, genitori) poiché “la solitudine non discrimina nessuno”, come ricorda il presidente della commissione Rachel Reeves. Una questione non semplice da affrontare, e che richiede interventi a 360°, a partire dal ripristino di centri di aggregazione sociale quali biblioteche, centri per anziani, spesso tra le prime vittime dei tagli alla spesa pubblica. Se, come sosteneva Margaret Thatcher, “la società non esiste, esistono gli individui”, il difficile compito di Tracey Crouch sarà quello di trovare il modo di ricreare le relazioni tra questi individui, relazioni che sono alla base della società e che, in fondo, rappresentano uno dei bisogni primari dell’uomo.

di Leandra Gallinella

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