Nasim Ajafi: la blogger che ha attaccato You Tube

Atleta, artista, animalista, vegana; così si definiva Nasim Ajafi, prolifica blogger che lo scorso tre Aprile ha attaccato la sede californiana di You Tube, ferendo tre persone (di cui una ricoverata in gravi condizioni) prima di togliersi la vita con la pistola regolarmente detenuta, come purtroppo troppo spesso succede in America. Ma anche, evidentemente, afflitta da forti manie di persecuzione; la donna, infatti, una trentanovenne originaria di San Diego, era convinta di essere ”vittima di un complotto” da parte dello stesso canale internet sul quale lei era così attiva. Nonostante i suoi video (prevalentemente a sfondo animalista o dedicati a ricette vegane) avessero un discreto seguito, era convinta che il suo canale non riuscisse a emergere perché, come si legge in un suo post, “non c’è una pari opportunità di crescita su You Tube o su un qualsiasi altro sito, il vostro canale cresce solo se lo vogliono loro”. Nasim si riferiva alla censura posta su alcuni contenuti da lei condivisi (su alcuni dei quali era stata messa una limitazione di età), ma anche al fatto che You Tube aveva smesso di pagarla. Probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di limitare la possibilità di inserire pubblicità (e quindi di guadagnare) solo su quei canali che abbiano almeno diecimila abbonati e almeno quattromila ore di visualizzazioni nell’ultimo anno. E i canali di Nasim non rientravano fra questi. Nonostante la frustrazione di non riuscire a emergere, e il fatto che (come dichiarato in seguito dai genitori) “lei odiasse quel posto”, nessuno si sarebbe mai aspettato una svolta tanto drammatica; scomparsa lunedì mattina con la sua auto senza aver lasciato sue notizie, viene rintracciata martedì mattina da una pattuglia a una cinquantina di chilometri da San Bruno (sede You Tube) mentre dormiva nella sua auto. Non avendo riscontrato alcuna potenziale minaccia gli agenti decidono di lasciarla andare. Non si sa se Nasim avesse già pianificato il tutto, o se proprio in quei momenti è cresciuto in lei il desiderio di vendetta; la donna telefona ai familiari, facendo credere che sia tutto risolto ma, invece di tornare a casa, si reca al poligono ad esercitarsi con la pistola. Verso l’ora di pranzo si reca a San Bruno, parcheggia l’auto all’interno di un supermercato vicino e irrompe nel campus. Ancora non è chiaro se ci sia qualche relazione con le tre vittime, o se Nasim abbia colpito a caso; è sfumata anche l’idea di un agguato al fidanzato, come ipotizzato inizialmente. Di certo le frustrazioni e la rabbia di Nasim hanno origini lontane, ma questa vicenda è il drammatico esempio dell’enorme potere di condizionamento che i social hanno sulle nostre vite e sulla nostra psiche.
Di Leandra Gallinella

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