Rifiuti a Roma.

Rifiuti, il PD a Roma – un titolo di cinque parole che condensa una meravigliosa metafora della politica attuale. Non serve commentare, la frase si presta da sola alle uniche due letture possibili e sono entrambe foriere di verità. Perché il PD quella spazzatura ha contribuito a crearla, c’è poco da fare, ma con una mossa demagogica, degna del miglior Grillo, ha ribaltato la partita. Un po’ come quando il cane caga a terra e fai finta di nulla, poi alzi la testa e ti trovi un passante che cerca di capire se sei stato tu, così ti abbassi e la raccogli con nonchalance, borbottando “che razza di incivili, vorrei vedere chi è stato il cafone che ha lasciato questo schifo. Non posso mica pulir sempre io per gli altri”.
Ecco, il PD ha fatto un bel gesto e nessuno lo discute ma suona di pagliacciata. Ancor più, va detto, fanno ridere le reazioni dei Cinque Stelle che non hanno gradito che certa demagogia gli venisse rivolta contro, non si aspettavano, da Renzi, che sapesse usare le loro stesse armi, un’ingenuità che può costargli cara se continuano a sottovalutare il potere mediatico del pinocchio fiorentino. Ma parlando di grillini, l’ingenuità pare sia l’ultimo dei problemi.
Non ho mai nascosto di aver dato loro il voto, sapevo che fossero incompetenti, lo sapevano anche loro ma a questa incompetenza si sta aggiungendo una dose di preoccupante malafede.
Ci sta che Roma fosse difficile da amministrare ma perché ostinarsi a dire di star facendo bene? Perché non ammettere le difficoltà? Se anche il New York Times afferma che in 11 mesi la Raggi non ha concluso nulla, che senso ha nascondersi dietro un dito, accusare i poteri forti, gridare alla persecuzione?
Il problema non è fallire l’obbiettivo, il problema è aver la capacità di ammettere di averlo mancato e fare tesoro degli errori, ma per far questo occorrerebbe prima capire come avvenga la selezione naturale nel M5S. È chiaro che scegliendo degli incompetenti, i risultati quelli saranno. Scegliendo persone capaci, l’errore servirà a crescere. Nel PD sappiamo come funziona, sappiamo come funziona anche negli altri partiti ma nel M5S non è questione di raccomandati, di amicizie politiche, di voti recuperati con agganci mafiosi. E dunque?
Il nostro prototipo di maschio alpha è incarnato da gente come Di Battista che apre battaglie per offrire vaccini gratuiti a tutti (e magari il voto alle donne nel prossimo futuro), come Di Maio che addita la lobby dei malati di cancro o invoca l’aiuto del Venezuela per risolvere la crisi libica o, ancora, Crimi… no, meglio che non parli di Crimi. La Raggi, poi, sembra uscita da un manga. Anziché scegliere i migliori, sembra che venga fatto l’esatto opposto. Eh sì che di gente capace ce n’è dentro il M5S ma a questo punto il sospetto è che Grillo, perché lui decide e non la rete, voglia accanto a se soltanto dei manichini in grado di creare consenso, e non gente con un cervello in grado di criticare e prendere decisioni. Tant’è che tutti i nomi sopra non hanno mai detto una sola parola di critica verso l’operato di Beppe e si aggiungono ad una lista sicuramente più corposa.
C’è sempre tempo, di quello ne abbiamo in abbondanza, ma il problema resta stabilire a chi dobbiamo affidarlo ed i cinque stelle si sono rivelati inadeguati, almeno su larga scala. Ero convinto che l’Italia di Tangentopoli fosse la peggiore possibile. Era solo il preludio al peggio.

di Marco Camillieri

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