Trump e la “carovana” del consenso

Il flusso di migranti partito il 12 ottobre dalla città di frontiera di San Pedro Sula, in Honduras, si sta avvicinando al confine tra Messico e Stati Uniti. La carovana, cresciuta giorno dopo giorno fino ad arrivare a quota 7mila persone, ha attraversato il Guatemala e dopo circa tre settimane è arrivato in Messico. L’Honduras è uno dei paesi più poveri d’America, con un tasso di criminalità tra i più alti al mondo e con la presenza massiccia di bande criminali dedite alla produzione e spaccio internazionale di droga. Un futuro migliore è ciò che sta spingendo migliaia di persone ad abbandonare il proprio paese e a dirigersi verso gli Stati Uniti, neanche le minaccia del presidente Trump di impiegare l’esercito sembra scoraggiarli. Negli ultimi giorni le autorità messicane erano riuscite a frenare l’ingente massa di persone nei pressi di un ponte di confine tra Messico e Guatemala; le autorità messicane hanno insistito sul fatto che i migranti avrebbero dovuto presentare una richiesta di asilo per entrare nel paese. L’avvertimento a quanto pare non è stato ascoltato e molti dei migranti sono riusciti a superare il fiume usando zattere improvvisate.

Tali “carovane” si sono sempre susseguite nel corso degli anni e sono state sempre ignorate senza troppa fanfara o attenzione internazionale. Quest’anno però è accaduto l’opposto, il flusso di persone disperate ha attirato l’attenzione dei media internazionali. Perché? Una supposizione al quanto sarcastica ci conduce ad un evento molto atteso nel mese di novembre, ovvero le elezioni di metà mandato degli Stati Uniti. I Repubblicani hanno immediatamente strumentalizzato la “minaccia” dei profughi provenienti dall’Honduras per incrementare i consensi intorno a sé e allo stesso tempo attaccare le politiche “buoniste”, basate sull’accoglienza, dei Democratici. Una strategia di Trump e dei Repubblicani dopo che molti sondaggi  hanno delineato un aumento di consenso dei Democratici, il primo dopo molti mesi. Le elezioni di novembre potrebbero portare alla ribalta i Democratici, i quali sarebbero in grado riprendere il controllo della Camera o del Senato, limitando duramente le politiche che il presidente Trump ha intenzione di avviare negli ultimi due anni del suo mandato. Nella Camera, in particolare, molti esperti e analisti politici prevedono che decine di seggi potrebbero cambiare mano a favore del partito democratico. Il voto di novembre è un buon indicatore di come il partito repubblicano sta agendo e potrebbe influenzare il resto della presidenza Trump. A questo proposito, il presidente Trump ha minacciato più volte di bloccare gli aiuti economici al governo honduregno e agli altri paesi del centro America (Guatemala,  El Salvador e Messico) se non avessero fermato la migrazione. Il presidente dell’Honduras e del Guatemala, rispettivamente Juan Orlando Hernandez e Jimmy Morales, hanno puntato tuttavia il dito contro Trump, il quale secondo loro “sfrutta la sfortuna delle persone per motivazioni politiche”.

Difficilmente i tentativi dell’amministrazione Trump di chiudere i confini e di ridurre gli aiuti economici ai paesi del centro America avranno l’effetto desiderato. A Trump non spetta che trovare un’altra via per aumentare il proprio consenso interno.

di Antonio Zinilli

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