La storia delle coraggiose sorelle Mirabal
La data dell’assassinio delle sorelle Mirabal è diventata la data della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne
“Le farfalle” erano tre sorelle. Come le farfalle vogliono essere libere, libere di prendere il volo, libere di sentirsi donne, libere di esprimere il loro pensiero. Ali di farfalla contro una dittatura e una discriminazione di genere. Ali spezzate. Le chiamavano farfalle, prima che la cieca violenza del regime interrompesse il loro volo verso la libertà.
Erano belle, erano giovani, erano madri. E pensare che furono assassinate. Erano belle, erano colte, benestanti, ferventi cristiane, ma con un “peccato” imperdonabile: non volersi piegare alla feroce logica dell’uomo che in trent’anni di potere non aveva mai esitato a fare uccidere chi gli si opponeva. Così anche le tre coraggiose sorelle furono assassinate, ma la storia ha dato ragione a loro, tanto da farne un’icona di libertà e opposizione alla violenza.
Le sorelle Mirabal, “le farfalle” uccise perché si sentivano donne libere di esprimere il proprio pensiero. Tre giovani sorelle che osarono contestare apertamente il regime del loro paese, diventando le donne simbolo della rivolta. Tre grandi donne che hanno salvato la loro nazione. Tre donne, le sorelle Mirabal, unite nel sangue dalla nascita fino alla morte. Belle e sorridenti, così appaiono le Mirabal in una foto degli anni ’50: Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa, passate alla storia con il loro nome di battaglia: “las Mariposas”, “le farfalle” e con questo soprannome sono ricordate in tutta l’America Latina.
Facciamo un salto nel passato, più precisamente al 1960. In quell’anno, il 25 novembre, tre sorelle furono brutalmente uccise dagli agenti segreti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Assassinate il 25 novembre di oltre mezzo secolo fa perché si erano opposte alla tirannia di un governo brutale come quello di Trujillo.
Quel 25 novembre del 1960 trovarono la morte tre giovani donne, le sorelle Mirabal. Patria, la maggiore, nata nel 1924, Minerva, nata nel 1926 e Maria Teresa, la più piccola, nata nel 1935, erano cresciute con la sorella Bélgica Adela e i genitori a Ojo de Agua, una frazione di Salcedo, una cittadina nel nord del paese e avevano ricevuto un’ottima educazione. Le sorelle decisero negli anni cinquanta di impegnarsi con decisione nei confronti della lotta contro la dittatura.
Minerva, donna di gran cultura e volontà di ferro, militò nella resistenza antitrujillista. Nel gennaio del 1960 tenne nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria “Movimento 14 giugno”, il cui presidente fu suo marito Manolo Tavarez Justo. Proprio con la costituzione del Movimento presero il via la ribellione e l’impegno di queste tre giovani di fronte alle atrocità del regime. In un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza e forza bruta, Minerva dimostrò che anche le donne avevano il coraggio di far sentire la propria voce.
Patria, molto religiosa e generosa, allegra e socievole, aveva sposato a sedici anni un agricoltore. Madre di quattro figli, non esitò ad aderire al movimento nella speranza che i fgli potessero vivere in un mondo migliore.
Maria Teresa seguì Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico.
Molto efficace fu la loro opera rivoluzionaria. “Mariposas”, “Farfalle”, fu il loro nome di battaglia. Questo gruppo politico clandestino si espanse in tutto il paese e fu subito scoperto dalla polizia segreta di Trujillo, il SIM (Servicio de Inteligencia Militar), e le giovani donne e i rispettivi mariti furono incarcerati, ma non abbandonarono mai la lotta contro la dittatura. Le sorelle furono liberate alcuni mesi dopo, ma i loro coniugi restarono reclusi.
Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz, andarono a visitare i loro mariti alla prigione. Intercettate sulla strada dagli agenti dei servizi segreti, erano state catturate in un’imboscata, dopo essere state fermate, furono costrette a scendere dal veicolo e, totalmente disarmate, furono condotte in un luogo appartato, una piantagione di canna da zucchero e subirono crudeli torture. Coperte di sangue, sfregiate dalle coltellate, furono strangolate, rimesse nell’auto nella quale viaggiavano e gettate in un precipizio con lo scopo di simulare un incidente.
Muoiono le tre attiviste politiche, muoiono per mano della dittatura. Tanta la ferocia dell’atto perpetrato dagli uomini di Trujillo che le giustiziarono senza pietà. I soldati le hanno uccise a freddo, una terribille esecuzione, un barbaro assassinio. Furono uccise a bastonate e poi gettate nel burrone dai loro carnefici che speravano di mascherare quella violenza con un incidente, al quale però nessuno credette.
I corpi di Patria, Minerva e Maria Teresa, le tre donne brutalmente uccise, coinvolte in prima persona nella resistenza contro il regime, furono ritrovati in fondo a un precipizio. Addosso i segni evidenti della tortura. Era il 25 novembre del 1960, hanno perso la vita tre donne, donne all’apparenza fragili, donne e madri di bambini lasciati soli. All’opinione pubblica fu subito chiaro che erano state assassinate.
Il loro assassinio decretò la fine del regime di Trujillo. Con la morte delle sorelle Mirabal, Trujillo credette di aver eliminato un problema, ma ciò causò grandi ripercussioni, fu subito chiaro che erano state uccise e molte coscienze si scossero e il movimento culminò con l’assassinio di Trujillo nel 1961. Finalmente, nel 1962, si tennero le prime elezioni libere dall’inizio della dittatura.
Minerva, la paladina della giustizia, la piccola e ingenua Maria Teresa e la pia Patria. Tra passato e presente, riaffiora a poco a poco la storia incredibile di queste donne. La vivacità, la sensibilità e il coraggio delle sorelle Mirabal rivivono ancora a distanza di anni a difesa della libertà per condannare le barbarie e gli abomini delle dittatture. E per non dimenticare. La loro morte non è stata vana, giustizia è stata fatta. Un evento importante che, nel segnare la storia, eleva il ruolo delle donne a luce e faro di libertà, verità e giustizia.
di Maria De Laurentiis